Zona franca sul confine Primo sì del Pirellone

Frontalieri e zona franca, il Pirellone vota all’unanimità la mozione urgente. Il documento presentato ieri a prima firma Francesca Brianza, presidente della commissione speciale per i rapporti con il Canton Ticino, e sottoscritto da tutti i capigruppo, ha incassato il sì all’unanimità dell’aula del Pirellone. La mozione impegna il presidente Maroni ad attivarsi con i governi italiano, svizzero, del Canton Ticino e del Canton Grigioni per affrontare la questione frontalieri, dopo il risultato del referendum di domenica, istituire una “zona franca” lombarda e tenere direttamente i rapporti tra la Regione la Confederazione.

«Da un lato è fondamentale che la Lombardia, coinvolgendo anche gli enti locali di confine, si renda parte attiva per la creazione di un tavolo permanente sulla questione frontalieri – sottolinea Francesca Brianza – dall’altro occorre attuare un sistema di compensazione, con agevolazioni fiscali e burocratiche, per evitare la delocalizzazione delle nostre imprese oltre confine».

Secondo il capogruppo varesino del Pd Alessandro Alfieri «la Lombardia deve alzare i toni con la Svizzera. È il momento in cui la Regione deve essere meno remissiva, principalmente sulla questione stringente dei frontalieri, ma non dimentichiamo che c’è anche quella delle discariche costruite a confine, a discapito delle nostre comunità».

Rispetto alle letture leghiste del referendum, Alfieri usa toni molto più critici nei confronti dei vicini d’oltrefrontiera: «I problemi del mercato del lavoro, come ad esempio il dumping salariale, andavano risolti all’interno della Confederazione, perché nessuno obbliga le imprese svizzere ad assumere i nostri lavoratori. Ma la Svizzera non può pensare di far circolare capitali, imprese ed export mentre rifiuta i lavoratori».

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