Ue/ Domani vertice capi Stato e governo su risposta a crisi

Bruxelles, 22 giu. (TMNews) – Comincia domani sera a Bruxelles, attorno alle 19, un Consiglio europeo di due giorni dedicato alle risposte alla crisi finanziaria e alla politica comune delle frontiere, dell’immigrazione, dell’asilo. Per i temi di politica estera, il vertice discuterà, fra l’altro, del conflitto in Libia e prenderà posizione contro la durissima repressione in atto in Siria. Il premier italiano, Silvio Belrusconi, arriverà nel primo pomeriggio per partecipare al ‘pre vertice’ del Partito popolare europeo.

La serata di domani sarà dedicata innanzittuto alle misure legislative, ormai in dirittura d’arrivo, riguardanti il rafforzamento della ‘governance’ economica e del Patto di stabilità. Resta ancora un ostacolo da superare, dovuto al disaccordo con il Parlamento europeo (che nella materia è co-legislatore) sul carattere ‘semi automatico’ delle raccomandazioni della Commissione ai paesi membri che rischiano di sforare i propri obiettivi di bilancio. Gli Stati membri vogliono mantenere il potere di modificare le raccomandazioni con le normali procedure decisionali, mentre gli eurodeputati – che su questo voteranno domani, durante la ‘miniplenaria’ di Bruxelles – insistono sulla semi automaticità (un meccanismo secondo cui le proposte della Commissione non possono essere bocciate da una minoranza di blocco, ma solo da una maggioranza qualificata di paesi).

Si discuterà anche dell’applicazione, per la prima volta, del ‘semestre europeo’ (l’esame preventivo a livello Ue dei bilanci nazionali, con raccomandazioni specifiche paese per paese) e del cosiddetto patto ‘euro plus’, che prevede impegni volontari degli Stati membri per migliorare la competitività economica dei sistemi nazionali attraverso il confronto delle proprie ‘performance’ con parametri di riferimento in diversi settori (come costo unitario del lavoro e regimi pensionistici).

Un imprevisto elemento di incertezza circonda la nomina all’unanimità, che normalmente dovrebbe essere scontata, del governatore di Bankitalia, Mario Draghi, alla presidenza della Banca centrale europea, per succedere in autunno a Jean-Claude Trichet. I francesi sono furiosi per la resistenza di Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Bce, che non vuole dimettersi per lasciare il suo posto a un francese ed evitare che siedano due italiani contemporaneamente al comando della Banca. A Bruxelles ci si attende che il presidente francese Sarkozy dica qualcosa, non si sa bene cosa, ma viene considerato molto improbabile che la Francia faccia mancare il suo voto alla nomina di Draghi (mentre, fra l’altro, è in atto l’offensiva diplomatica di Parigi per assicurare la presidenza dell’Fmi a Christine Lagarde, dopo il caso Strauss-Kahn).

Una fonte della presidenza del Consiglio europeo, parlando ci cronisti oggi a Bruxelles, ha liquidato la questione con una frase in italiano: “L’Italia farà da sé”, aggiungendo poi che “il compito del Consiglio è di garantire la continuità istituzionale dopo la fine del mandato di Trichet”. Non vi saranno insomma, pressioni esplicite del vertice Ue su Bini Smaghi, che oltretutto violerebbero l’indipendenza assoluta della Bce.

Naturalmente, si parlerà della crisi greca: il Consiglio europeo riprenderà in gran parte le conclusioni dell’Eurogruppo di domenica scorsa sulla quinta tranche del prestito da 110 miliardi di euro concesso un anno fa e sul secondo prestito che si prevede per Atene, con il ‘conivolgimento volontario’ del settore privato. I leader dei Ventisette, inoltre, daranno il via libera alle modifiche del Trattato Ue per la creazione del futuro ‘Meccanismo europeo di stabilità’ (Esm) da 500 miliardi di euro, che sostituirà in modo permanente l’attuale fondo provvisorio ‘salva Stati’ (Efsf), di cui nel frattempo verrà rafforzata la capacità di effettiva, portandola da 250 a 440 miliardi di euro.

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