Il piano, approvato in Comune, ma respinto da Regione Lombardia durante la Conferenza di Servizi che si è svolta nelle ultime ore, prevedeva la realizzazione di due importanti punti vendita con i marchi Decathlon e Bricoman. Ma dopo lo stop intimato al piano di Decathlon anche l’altro gruppo francese ha preannunciato il probabile addio qualora fosse confermata la bocciature degli “sportivi”: si tratta, infatti, di un piano sinergico nel quale Decathlon e Bricoman avevano già
fissato anche le rispettive spese da sostenere per il piano viabilistico. Il 28 ottobre la conferenza di servizi ha in programma la discussione del progetto di Bricoman (riqualificazione della ex Sottrici), ma a questo punto dopo gli ultimi sviluppi non sembra più così importante.
Il castello è pronto a crollare: un mare di milioni di investimenti, diverse decine di posti di lavoro e la rinascita di un’area degradata, destinata a restare un rudere, diventeranno realtà in un’altra provincia. Non a Varese. A Vedano l’amarezza è grandissima. Anche il vicesindaco,, accodandosi alle preoccupazioni espresse dal sindaco Cristiano Citterio, ha manifestato la propria disapprovazione. «È una vicenda assurda – dice Orlandino – ci sono due investitori pronti a mettere risorse fresche, sostenendo l’occupazione in un momento di crisi economica e sociale enorme e il territorio cosa fa? Li manda via? Forse le associazioni dei commercianti che hanno protestato non si rendono conto dell’opportunità che si sta perdendo. Stiamo parlando di gruppi per nulla concorrenziali. Un consumatore che apprezza Decathlon non andrà mai in un altro negozio: percorrerà più chilometri ma continuerà a rivolgersi a Decathlon. Tutto questo non ha senso». «Ci lamentiamo della crisi economica e di lavoro e poi cosa facciamo? Pensiamo al nostro orticello, a difendere il giardino di casa – aggiunge – Forse chi ha protestato non si rende conto della crisi in cui il paese, anche il Varesotto, è piombato. Poi arriva qualcuno che porta lavoro, produce un indotto pesante per tutti e noi lo mandiamo via. Ma pensate solo ai lavori necessari per realizzare le strutture. E’ un paese che non vuole uscire dalla crisi, che non vuole aiutare i giovani a trovare un lavoro. Dovrebbero spiegare alle famiglie vedanesi e di tutta la zona attorno perché i loro figli non avranno un lavoro. Grazie al privato sarebbe stata riqualificata un’area degradata di cui si parla da troppo tempo. Per l’interesse di pochi ci va di mezzo tutta la collettività».