LAVENO MOMBELLO È tornato dall’Australia con in tasca il decimo titolo mondiale: Manfred Ruhmer, austriaco di origine ma lavenese di adozione visto che vi abita da quindici anni, è di nuovo re del deltaplano.
Re Manfred, come ormai è stato nominato da tutti, ha trionfato nella specialità volo libero Cross Country. Categoria nella quale si era imposto in passato già altre tre volte. Al personale e ricchissimo palmares si devono aggiungere altri cinque titoli individuali nella Classe 2 Cross Country e un titolo nella Classe 1 speed riding. Senza dimenticare un paio di titoli mondiali vinti a squadra. Il campione austriaco, che ha corso con i colori della sua nazionale, ha battuto tutti i favoriti, compresi gli italiani che da qualche tempo sono diventati gli uomini da battere. Ma Ruhmer li ha schiantati con la forza dell’esperienza e della capacità di catturare le correnti giuste per coprire il percorso australiano (si gareggiava a circa 500 chilometri a ovest di Sidney) nel minor tempo possibile.
Lo “Schumacher dell’aria” (ma il pilota tedesco di mondiali ne ha vinti 7), l’uomo-uccello, Re Manfred, in questi giorni gli appellativi si sono sprecati, ha vinto la competizione, suddivisa in manche da 200 chilometri ciascuna, surclassando oltre 100 avversari. Il parallelismo con Schumacher e con la Ferrari diventa inevitabile quando si parla del mezzo con il quale ha vinto l’iride. La Maranello del deltaplano è a Sangiano in via Verdi: alla Icaro2000, infatti, hanno sfornato IcaroLamina Z9, il gioiellino che ha permesso a Manfred Ruhmer di salire sul gradino più alto del podio. Dell’azienda di Sangiano, che esporta in tutto il mondo, Manfred è uno dei soci oltre che progettista e pilota. «A questi livelli – dice Manfred – il deltaplano diventa fondamentale. Il mezzo fa la differenza. Volare è bello, mi sento libero, ci sentiamo un po’ come degli uccelli».
I paesaggi, la natura e tutto quello che scorre sotto il deltaplano è l’affresco che Manfred, in gara, non può godersi molto: «Bisogna essere sempre concentrati – racconta – bisogna pensare e trovare le correnti termiche giuste». Il campione del mondo ha 47 anni, quindi non è più un giovincello, ma basta guardarlo negli occhi per rendersi di come il carburante della passione ancora oggi ne riempia il motore. Sì perché i soldi non centrano niente, la fama e la popolarità non esistono e la sua abnegazione è un esempio di come si possa fare sport, anche ad altissimi livelli, senza per forza pensare a un ritorno economico. «Lavori tutto l’anno per questo – conclude – tutto questo è molto bello».
b.melazzini
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