VARESE Un giro d’affari stimato tra i 2,5 e i 3,5 milioni di euro all’anno, solo in Provincia di Varese.
Circa cinquemila persone coinvolte direttamente, più molte altre in maniera indiretta. Non stiamo parlando dei risultati di una catena di negozi, ma dei Gas, i Gruppi di acquisto solidale. Una realtà che, negli ultimi anni, sta crescendo in maniera vertiginosa. In Provincia di Varese sono circa 50, di dimensioni molto diverse l’uno dall’altro. L’idea
che sta alla base di un Gas è molto semplice.
Gruppi di famiglie si uniscono per comprare assieme prodotti che siano più buoni, costino un po’ di meno e, soprattutto, siano solidali. Questo vuol dire pagare un giusto prezzo ai produttori e non impoverire la terra con prodotti chimici e produzioni intensive. Concretamente si tratta di decidere con anticipo quanti pacchi di pasta comprare o quale frutta e verdura si vuole mangiare nelle settimane successive. Facendosi guidare, nelle scelte, non dai volantini pubblicitari dei grandi supermercati, ma da quelli che sono i prodotti di stagione o dai rapporti diretti creati con i produttori.
Allevatori e contadini che assicurano un prodotto di maggiore qualità ad un prezzo minore rispetto a quello che si può trovare sui banchi della grande distribuzione. Guadagnandoci, però, di più. Franco Ferrario, presidente di Aequos, cooperativa formata da Gas che si occupa di rifornirli di frutta e verdura biologica, fornisce dati interessanti. «Parliamo del biologico: la grande distribuzione assicura al produttore il 15% di quanto chiede ai clienti. Noi di Aequos per lo stesso prodotto paghiamo ai produttori l’85%».
Come dire: un chilo di carote biologiche al supermercato costano due euro. Di questi solo 30 centesimi finiscono a chi le ha materialmente prodotte. Ai gasisti il chilo di carote biologiche costa solo un euro, ma al produttore vengono pagati 85 cent. Com’è possibile? Semplice, mettendo insieme tanti consumatori, stringendo rapporti diretti con contadini e allevatori ma potendo anche contare sul lavoro volontario.
Ordini, sbancalamento e distribuzione dei prodotti sono fatti, a rotazione, dagli stessi componenti dei Gas. Perché la dimensione sociale sostituisce la solitudine dell’acquisto.
«Tutto questo non viene fatto solo per strappare un prezzo più basso – ci tiene a precisare Franco Ferrario – È un cambiamento culturale che può passare solo attraverso il gruppo. L’unica possibilità che abbiamo per cambiare il mondo è quella di decidere come spendere i nostri soldi».
Ed ecco allora che comprare prodotti biologici direttamente dai produttori locali, possibilmente a chilometro zero, provoca cambiamenti reali. Con i Gas si elimina la merce invenduta, che nei grandi supermercati viene buttata via.
Il servizio completo e tutti gli approfondimenti sul giornale in edicola domenica 27 gennaio
s.bartolini
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