è reo confesso, ma ha sempre sostenuto di non sapere perché abbia commesso l’atroce duplice omicidio. E su questo punto , avvocato del giovane, potrebbe voler costruire la linea difensiva.
A carico di Lorena il pubblico ministero , che ha coordinato le indagini condotte dai carabinieri di Varese, Tradate e Saronno, ha chiesto il giudizio immediato. Le prove sono così inconfutabili da non avere necessità di un’udienza preliminare.
«Chiederemo l’ammissione al rito abbreviato – spiega ora Viazzo, che ha appena depositato gli atti – Subordinata però a una perizia psichiatrica sul mio assistito».
Il 7 luglio Lorena comparirà davanti al giudice: non volendo affrontare il dibattimento,
il giovane non comparirà davanti alla corte d’assise. La richiesta di ammissione al rito abbreviato sarà discussa davanti al gup. Se la decisione di scegliere un rito alternativo era prevedibile, la novità è rappresentata dalla richiesta subordinata all’esecuzione di una perizia psichiatrica sul giovane.
«A tutt’oggi – spiega Viazzo – il mio assistito non è in grado di spiegare il motivo di quanto ha commesso. Non cercava denaro e non voleva rapinare la coppia di anziani. Ha preso qualche oggetto in oro, ma il valore è talmente minimo da non poter essere un movente per l’accaduto».
Lorena dice «di avere un buco, di essere bloccato, di non riuscire a capire cosa l’abbia spinto ad agire contro due persone con cui aveva sempre avuto ottimi rapporti». In base a quanto lui stesso ha dichiarato dopo il fermo, tra le 15 e le 16 di quel 27 gennaio arrivò in via delle Vigne non certo per uccidere. Lì abitano anche i suoi genitori.
Ferro gli offrì un limone da lui coltivato e il ragazzo raggiunse l’abitazione dei genitori. Poi tornò armato di una mazzetta recuperata a casa dei suoi, uccise prima Ferro, sorpreso alle spalle nel box che utilizzava per fare lavori di bricolage. Massacrato Ferro, Lorena venne chiamato dalla moglie dell’uomo, ignara di quanto accaduto. La Campello lo chiamò per salire a bere il caffè prima che si freddasse.
Lorena salì, beve il caffè, poi strangolò la donna con il filo elettrico di una lampada trovata in cucina. Quindi prelevò alcuni preziosi e prese anche le fedi nuziali della coppia. Uscì, raggiunse un compro oro, vendette la merce e se ne andò.
Per Viazzo «quello era un momento di grande pressione: la recente separazione dalla moglie, la paura di perdere il figlio piccolo, tutto questo potrebbe aver creato una situazione di cortocircuito».
Il perito verrà chiamato a valutare la capacità di intendere e di volere di Lorena al momento del fatto (il ragazzo non avrebbe patologie precedenti) nonché la sua capacità di stare in giudizio.
Per l’accusa, invece, il giovane agì in base a un disegno preciso e premeditato. Voleva uccidere e lo ha fatto per denaro. La premeditazione è una delle aggravanti, unita a quella della crudeltà, che la procura contesta a Lorena. Che rischia comunque una condanna all’ergastolo anche se sarà processato con il rito abbreviato.