“Bloody-Platinette” è pronta per un musical tra comedy e noir. Questa sera alle 21, debutta in prima nazionale all’Ucc di Varese “La sposa in blu”.
«È una cattiveria tutta da ridere quella che mettiamo in scena. Ammazziamo uomini come fosse la nostra attività principale», spiega Platinette ridendo.
«Se volessimo trovare un risvolto “sociologico”, potremmo definirlo una risposta femminile agli uomini disattenti, distratti, che come scopriamo purtroppo quotidianamente sono anche picchiatori e assassini».
La risata resta comunque l’ingrediente fondamentale di questa commedia musicale di Romy Padovano suonata e cantata live, in pieno stile Broadway. Mauro Coruzzi, in arte Platinette, veste ancora una volta dei panni femminili per interpretare Oriana, la psicologa 50 enne protagonista de “La sposa in blu”. «Da sempre amo talmente le donne – chiarisce il conduttore radiofonico – che non le imito sono dichiaratamente quello che sono: un mostro. Amandole così tanto mi sono reso conto che l’unico
modo per avere un contatto vero con loro, per stare a mente aperta, sia continuare a comprenderle e ad ascoltarle. Lavoro quasi sempre con donne e confesso che mi trovo meglio: sono spiritose e hanno voglia di chiacchierare di cose sulle quali gli uomini sono assenti».
Non è la prima volta che l’artista si misura col palcoscenico: tra gli altri ci sono stati “Bigodini” con Benedetta Mazzini, una decina d’anni fa, «è stata scritta pensando a me come protagonista. Poi scrissi io stesso commedia musicale “Passerelle”, che andò in scena al Parioli di Roma, dedicata al mondo dell’avanspettacolo nella quale interpretavo un’anziana soubrette, da tempo lontana dalle scene diventata proprietaria di una polleria».
Poi c’è stata l’esperienza di “A un passo dal sogno” con i ragazzi di Amici. «Quello è stato un vero e grande approccio con lo spettacolo dal vivo. L’impegno di otto mesi delle prove e l’esperienza nuova dei ragazzi che la prima volta affrontavano il pubblico dal vivo fuori dagli studi televisivi». Per questo nuovo impegno «io che non ho il sacro fuoco dell’arte, probabilmente per incapacità, sono contento di misurarmi con qualcosa, recitare e cantare, che sulla carta non dovrei saper fare. Dato che parto con una base di “non talento” dichiarato è facile misurarsi con questa sfida, perché non ho nulla da perdere né la reputazione da attore né quella da cantante».
La parte più complicata del lavoro però è «la memoria, non ne ho mezza. Se qualcuno mi viene a parlare dei pregi della vecchiaia, faccio una strage. Oltre al difetto di memoria, io ci metto del mio, con la mia resistenza passiva a imparare le battute insieme alla presunzione dell’improvvisatore. Sogno di essere come Ambra, all’inizio della carriera, con qualcuno che mi dice cosa fare nell’orecchio, non solo sul palco, ma anche nella vita. Sarebbe tutto più facile».
Se gli si chiede quale diva del passato avrebbe potuto interpretare il ruolo di Oriana, Platinette non ha dubbi. «Tra le vere icone del cinema del passato direi Joan Crawford. Lei sapeva essere una cattiva vera. Invece, vedrei bene una Melanie Griffith da giovane, buona, serena e bella nei panni della dolce Samantha».
Platinette fa riferimento a Samantha Fantauzzi che in scena insieme a Umberto Noto, Mario Acampa, Alberto Pistacchia, Cinzia Del Barba, Giulia Marangoni, Matteo Minerva.