«Nemmeno nella stagione degli “Indimenticabili” si era vista una partecipazione così da parte della gente e l’atmosfera magica del derby con Cantù mi ha ricordato quella della grande finale scudetto, nell’anno della Stella».
L’emozione che traspare dalle parole di Toto Bulgheroni è esattamente il sentimento che Varese sta vivendo da quando, quest’estate, è iniziata la seconda era Pozzecco. L’ex patron biancorosso è forse in assoluto la persona più vicina al Poz: un’empatia e un affetto tali da rendere il rapporto fra i due pari a quello fra padre e figlio.
Bulgheroni è quindi la persona ideale per rileggere da una prospettiva privilegiata questo inizio di stagione. «A cominciare da una considerazione che mi pare già evidente: Gianmarco ha fatto un buon lavoro, perché non era facile ricostruire la squadra partendo da zero, invece è si è già dimostrato capace di infondere da subito nei suoi ragazzi spirito di gruppo e un’identità precisa» analizza l’ex playmaker.
Da qui anche tanti dei motivi di soddisfazione condivisi dal pubblico dal PalaWhirlpool,
generoso nell’applaudire la Openjobmetis anche dopo una sconfitta, come contro Reggio Emilia. «Perché quella di Gianmarco è una pallacanestro che porta entusiasmo – sottolinea Toto – Saper divertire è un ottimo punto di partenza e anche se, alla fine, vincere è sempre la cosa più importante, io penso che i successi da soli non bastino: le due cose devono andare a braccetto».
Di sicuro, dopo un’estate complicata, le prime quattro giornate di campionato hanno dimostrato come il roster biancorosso abbia potenzialità certamente ampie, non solo a livello di quintetto base. «Con le risorse a disposizione, la società ha fatto a mio giudizio un grandissimo lavoro, scegliendo elementi di qualità che si sono inoltre rivelati capaci di giocare bene insieme. A causa degli infortuni, inoltre, abbiamo potuto vedere all’opera di recente elementi dei quali ancora non si conoscevano appieno le caratteristiche, come Okoye. Deane inoltre è un’ottima carta da giocare e non abbiamo ancora potuto sfruttare le qualità di Callahan, giocatore sicuramente solido».
I ko contro Reggio Emilia e Venezia hanno, secondo Bulgheroni, matrici diverse. «Contro la Grissin Bon, il rammarico è di aver lasciato troppo spazio ai loro tiratori, peraltro in serata di grazia, oltre all’eccessivo vantaggio concesso agli ospiti nella prima parte del match. La partita del Taliercio ha risentito invece nettamente dell’assenza di Kangur, che ha finito per togliere fiato anche agli altri, a cominciare da Diawara. E forse è venuta a mancare un pochino di esperienza nella gestione dei 10 punti di vantaggio, nell’ultimo quarto, oltre ai troppi errori fatti dalla lunetta nei minuti decisivi del match».
Ma ciò che traspare da ogni situazione e da ogni dichiarazione è l’evidenza di come il Poz sia davvero l’anima di questa squadra, amato dalla gente quanto dai suoi giocatori. «Gianmarco è così: ha un cuore grande come una montagna ed è totalmente spontaneo in tutto – afferma Bulgheroni – Pozzecco non fa e non dice nulla in cui non creda veramente fino in fondo e questo i giocatori lo hanno già capito. Ed è un qualcosa che può portare davvero lontano».