Scoperto il Corvo del Circolo Quattro i medici indagati

VARESE Corvo al Circolo: inchiesta chiusa, quattro indagati. Per la procura della Repubblica di Varese oggi il corvo ha un nome e un cognome: Giovanni Maniscalco, giovane medico del reparto di Cardiochirurgia, lo stesso dove opera “la vittima” dell’intricato affaire, Vittorio Mantovani, accusato in forma anonima di aver causato la morte di un’anziana paziente di 80 anni uccisa, secondo le accuse non firmate, dall’imperizia di Mantovani in sala operatoria.
Il decesso risale al novembre 2011;

poco tempo dopo la morte della donna i familiari avevano ricevuto una missiva anonima nella quale si asseriva che, a causare il decesso fosse stato un errore di Mantovani durante il doppio intervento chirurgico al quale la paziente era stata sottoposta. La vicenda, in realtà, inanella una serie di accuse e controaccuse: nel registro degli indagati, infatti, è stato iscritto anche il nome dell’ex primario della cardiochirurgia Andrea Sala, denunciato per mobbing da Mantovani.
Oltre a lui sono indagati anche l’attuale primario Cesare Beghi e un altro medico del reparto: per Beghi e il secondo medico si profila l’archiviazione in quanto non considerati responsabili di reati penali alla luce di quanto emerso. I dettagli della vicenda restano nascosti: gli inquirenti mantengono il più totale riserbo.
Tuttavia il quadro che l’indagine delinea è quello di un reparto d’eccellenza dove l’ambizione professionale tra i medici qualche volta raggiunge degli accessi arrivando ad avvelenare il clima di lavoro.
L’intera vicenda avrebbe avuto inizio anni fa quando Mantovani e Maniscalco ebbero a collaborare per un periodo a una ricerca scientifica. Ricerca che poi vide il solo Maniscalco protagonista durante un master in un’università svedese; Maniscalco nel 2006 pubblicò gli esiti della ricerca in questione su una rivista scientifica segnando un punto importante per la sua carriera.
Mantovani scoprì che i risultati della ricerca erano però in qualche modo inesatti in quanto il database che li supportava presentava delle mancanze. Stando a quanto accertato dagli uomini della squadra Mobile di Varese non tutti i pazienti utilizzati per la ricerca sarebbero reali: parecchi nomi non troverebbero poi corrispondenza tra vetrini ed analisi.
Mantovani segnalò la cosa all’università svedese e Beghi certificò la genuinità dei dati tanto che l’indagine accademica in Svezia fu archiviata.
Questo però sarebbe il movente, la molla che trasformò Maniscalco nel corvo facendogli spedire le due lettere che spinsero i familiari dell’anziana a chiedere all’autorità giudiziaria di verificare l’accaduto. Per questo le così dette indagini “sul corvo” sono due: nella prima Mantovani presunta vittima di mobbing, calunnia e diffamazione, nella seconda Mantovani indagato per omicidio colposo.
Il capitolo mobbing, va detto, non vede coinvolto Maniscalco; l’indagato principale qui è Sala che, secondo Mantovani, lo avrebbe demansionato, impedendogli di eseguire interventi fondamentali per la sua carriera e togliendogli molte consulenze. Sala, a tal proposito spiega: «Non ci fu mobbing da parte mia, presi in un’occasione un provvedimento disciplinare nei confronti di Mantovani. È sempre stato libero di operare e ricercare. Ho sempre trattato Mantovani come tutti gli altri».

Gli approfondimenti sul giornale in edicola giovedì 14 febbraio

s.bartolini

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