Perugia, 22 giu. (Apcom) – L’ultima udienza del processo Meredith, quella di sabato scorso, che ha visto la relazione del consulente delle difese Francesco Introna puntare tutto sulla teoria del killer unico chiamando in casa Rudy Guede, ha provocato l’immediata reazione del ragazzo ivoriano attualmente detenuto a Viterbo dopo la sentenza a 30 anni di carcere emessa dal Gip Paolo Micheli. Lo straniero ha inviato una lettera – pubblicata da Il Messaggero edizione umbria – alle autorità nella quale chiede “di poter svolgere il proprio processo di Appello in maniera pubblica”. E ancora: “Ritengo infatti di essere stato condannato – spiega Guede – solo sulla base di semplici indizi e in assenza di prove certe. Perciò desidero che chiunque possa seguire il mio processo per capire e sapere quali siano i motivi e le ragioni della mia innocenza”.
Rudy Guede, dunque, vorrebbe cambiare strategia – consapevole che forse non sarà possibile dato i parametri dell’Appello – e vorrebbe passare dalle stanze a porte chiuse a quelle con il pubblico. Sta di fatto che comunque il ragazzo ivoriano, quando è stato chiamato nel processo a carico di Amanda e Raffaele come testimone si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Domani riprende il processo con i testimoni delle difese. Sollecito chiamerà in causa la proprietaria della sua abitazione, la colf e tre turisti stranieri che la notte del delitto restarono in panne con l’auto proprio dinnanzi alla casa di via della Pergola.
bnc
© riproduzione riservata