Matteo Renzi parla varesino. È grazie al premier che anche nel Varesotto il Pd ha sfondato: lo dicono tutti i big del partito. E per vincere anche alle amministrative, afferma il segretario regionale , «anche gli esponenti locali devono mettersi in linea con lui».
“A l’è ul mument”: così, in occasione delle primarie del 2012, i renziani varesini avevano accolto l’allora sindaco di Firenze al Politeama, traducendo in dialetto “Adesso”, lo slogan scelto per la campagna per la leadership del Pd da Renzi. E il premier sembra aver capito come parlare la stessa lingua del Varesotto.
«Non è cambiata la provincia, è cambiato il Pd», sintetizza il segretario provinciale «C’è stato un grosso sforzo da parte nostra per riallinearci alle necessità del territorio». Uno sforzo che però non deve esaurirsi.
«Anche gli esponenti locali del partito devono mettersi in sintonia con Renzi», ammonisce infatti Alfieri, «una parte della classe dirigente del Pd ha vissuto Matteo come un corpo estraneo. Oggi deve capire che lui interpreta al meglio la leadership di un centrosinistra moderno, capace da un lato di rassicurare, dall’altro di dare l’idea che si possa cambiare». Ed è appunto di questo che ha bisogno una città come Varese: «Da un lato bisogna rassicurarla, dall’altra occorre offrirle un progetto per il futuro», afferma il segretario regionale, «oggi è una città chiusa, il sindaco Fontana si limita a fare l’amministratore di condominio».
Forte anche del 41,83% ottenuto in città, il Pd è insomma pronto a dare l’assalto a Palazzo Estense.
Ma anche a Palazzo Lombardia. «Maroni si era posto come l’uomo della discontinuità rispetto al sistema formigoniano, in realtà lo sta conservando per ragioni di equilibri politici», ragiona Alfieri, «in questo modo però ingessa e blocca le enormi potenzialità della Lombardia».
E sono appunto le «promesse tradite» del governatore che «aprono uno spazio per un centrosinistra moderno, per il Pd di Renzi e della nostra generazione di cambiare verso anche in Lombardia».
Anche visto da Roma quello di domenica è «un risultato storico». Lo dice la senatrice. Proprio lei che, bersaniana, non ha mai risparmiato critiche al premier e che oggi lo omaggia: «È indubbio che la figura di Renzi abbia avuto un’importanza fondamentale». Non è come dire che il Pd ha vinto solo grazie a lui, ma poco ci manca. «In pochi mesi di governo», aggiunge, «è riuscito a mettere sul tavolo tante proposte e anche alcuni elementi concreti: gli 80 euro si vedano come si vogliono, però intanto ci sono».
Ma se da un lato questo exploit, il 41% a livello nazionale, poco meno del 38% in provincia di Varese, rafforza il Governo, c’è il rischio che rallenti le riforme.
Se si fosse votato per le politiche con l’Italicum, il Pd avrebbe ottenuto il premio di maggioranza previsto per chi supera il 35% dei consensi. «Domenica sera i commentatori davano per saltata l’intesa, vedremo». Il timore è che «visto che abbiamo passato la soglia, Fi potrebbe non avere interessi a portare avanti la riforma, vedremo nei prossimi giorni».
«Oggi abbiamo fondato il Pd», afferma invece il deputato , renziano della prima ora. «Siamo un partito nuovo», spiega, «con un elettorato trasversale che ci consolida come una forza che supera tule tradizioni passate. Siamo un partito moderno, di centrosinistra ma capace di parlare a tutti». Il tempo degli ex Pci e degli ex Dc, degli ex Ds e degli ex Margherita è insomma finito per sempre.
Lo hanno chiesto gli elettori, che hanno dato fiducia a Renzi.
«Attenzione», ammonisce però il segretario provinciale Astuti, «questa non è una delega in bianco». I varesini si aspettano risultati. E lo ricorderanno di persona al premier se accetterà l’invito alla Festa Democratica della Schiranna.
© riproduzione riservata