Gentile signor Criscitiello, poche parole, ma con sentimento. Grazie. Grazie per esistere, per ciò che scrive, per come lo scrive. E per coloro che lei rappresenta. Senza di voi, il Nulla. Mi spiego.
Eccomi: sono Marco Caccianiga, responsabile del Progetto bimbo e Piccoli amici della scuola calcio del Varese 1910, insegnante di educazione fisica “prestato” al gioco del calcio.
Dieci anni fa un manipolo di eroi, guidati dalla famiglia Sogliano, ricostruì un sodalizio umiliato e depredato da una gestione ambigua e fallimentare e rilanciò il calcio in città. Pazienti e determinati come gli Achei ad Ilio, abbiamo conquistato posizioni, fortificato il gruppo, creato una scuola calcio che ponesse l’aspetto didattico ed educativo al centro del sistema di allenamento. I nostri numi tutelari sono sempre stati maestri del pensiero sportivo, da Brera ad Arpino, da Ormezzano a Ghirelli, passando per Galeano, Drummond De Andrade, Soriano. Il calcio come gioco e mistero senza fine, bello. In antitesi con gli urlatori, i parolai del rettangolo di gioco, i critici un tanto al chilo, gli opinionisti da gossip, in sostanza i distruttori del gioco più bello del mondo.
È sufficiente chiedere ai calciatori transitati da Varese quale sia il clima che si respira nella nostra casa, quello stadio Franco Ossola dedicato ad un angelo del 4 maggio 1949, e quale incantesimo, quale fascino eserciti il senso d’appartenenza che consente alla prima squadra di allenarsi accanto ai bimbi, condividendone gli spazi in spogliatoio, partecipando alle partitelle di fine allenamento, rallegrandosi per un buon risultato o angosciandosi per un piccolo biancorosso scomparso. Sempre insieme. Tutti insieme.
A volte, accade di affrontare stagioni particolarmente difficili per mille motivi. Ne siamo consapevoli e cerchiamo sempre di mantenere, a tutti i livelli, quella dignità sportiva che è propria dei colori biancorossi. E poi ci si ritrova “radiografati” da persone come Michele Criscitiello. Ed il nostro lavoro di educatori consiste proprio nel mettere in guardia i nostri bimbi dai cattivi maestri, da coloro che alzano volutamente i toni per confondere le menti deboli, per creare polemica che suscita morboso interesse affinchè si possa sproloquiare ancora di più.
Ecco perché lei e quelli come lei devono continuare ad esistere e, se possibile, moltiplicarsi. Noi esistiamo nella misura in cui voi proliferate. Il “nostro” calcio è anni luce distante dalla spocchia e prepotenza propria di chi gestisce un business e non ama questo sport per ciò che è. Per l’enfasi dei suoi pezzi, lei mi ricorda genitori frustrati che non si sono affermati perché, guarda caso, un infortunio ne ha compromesso la carriera. Continui pure a dipingere il Varese come l’anticamera dell’inferno. Noi ne usciamo più forti. I nostri bimbi sanno che Capitan Uncino esiste. E lo si può sconfiggere.
Marco Caccianiga
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