La condanna dei musulmani di Sesto «Vile terrorismo, non è Islam»

Anche la comunità di Sesto si associa alla ferma condanna del barbaro attacco terroristico di Parigi

– Anche la Comunità Islamica Ticinese di Sesto s’associa alla ferma condanna del barbaro attacco terroristico, perpetrato mercoledì nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo.

«È un vile atto terroristico» scrive il presidente«che non può essere attribuito all’Islam e non è elemento costitutivo d’una società civile. La nostra comunità presenta sentite condoglianze ed esprime la propria solidarietà al popolo francese, nonché alla famiglia giornalistica».

La strage di Parigi scuote gli animi in città e suscita indignazione e rabbia. Il grido alla non violenza è unanime: ma c’è chi pensa che sia necessario agire per impedire nuove rappresaglie di terrorismo. «La mia opinione? Ripristinare subito le frontiere abolite col trattato di Shengen e impedire la libera e incontrollata circolazione delle persone in Europa» dice l’assessore al Commercio di Sesto Calende, il primo a rispondere al nostro invito a commentare i fatti sanguinosi. «È necessario avere informazioni su chi entra in Europa e per quali motivi. Le frontiere non dovevano essere toccate, erano un mezzo di controllo territoriale».

L’indignazione per l’esecuzione è grande: «Dodici morti per una vignetta? È pazzesco. Dobbiamo fare pulizia di questi capipopolo e pseudo-califfi crudeli, combattere le cellule impazzite dell’Islam e difendere la libertà di parola, pensiero e religione». Sulle moschee aggiunge: «No a nuove moschee in Italia. In Europa non siamo pronti ad aprire le porte all’Islam: lo saremo solo quando ci dimostreranno che nelle moschee non si fa proselitismo per futuri attentati. Questo lo dico non perché

sono leghista, ma perché avverto il pericolo e la paura che accomuna tutti. A chi dovesse tirare in ballo le Crociate rispondo: avvennero secoli fa. Oggi il Cattolicesimo è pronto ad aprire le porte ai moderati, ma non a tutti». Fa eco il consigliere: «La libertà d’espressione del proprio pensiero, fede e ideologia deve essere direttamente proporzionale al rispetto dei sentimenti, della cultura e dei valori altrui senza discriminazioni. Altrettanto vero che la mancanza d’uno solo di questi elementi deve portare ad un irrigidimento nel far rispettare le regole del vivere comune». Chiara la posizione liberale del consigliere , che dice «no alla globalizzazione, il cui limite è mettere in contatto culture diverse che cozzano fra loro. Ben venga la diversità. Sì agli Stati, che aggregano liberamente persone con una stessa identità culturale e sociale».