Van De Sfroos fa il tris a Varese «E sul palco mi porto anche voi»

VARESE Davide Van De Sfroos torna a Varese con il “Teritoritur” ed è sempre più vicino ai fan.
Il 20 aprile farà tappa a Varese la tournée, in partenza il 28 marzo, che avrà come protagonisti, oltre al cantante comasco e alla sua band, il territorio e la gente dei luoghi sede dei concerti. Una contaminazione reciproca tra palco e spettatori che diventa un viaggio raccontato a più voci.
Come “irrompe” in scena il pubblico?
Non sarò

solo il narratore con sue storie, ma il palco sarà il luogo di testimonianze, letture, pensieri della zona in cui ci esibiremo, per rendere il territorio protagonista. La struttura della scenografia richiama quest’idea, con una finestra che si apre mostrando le immagini girate in tempo reale. Tra una canzone e l’altra parteciperanno anche il pubblico o i fan che hanno aderito con i contenuti: video, immagini, scritti. Per la prima volta il popolo che segue queste canzoni potrà entrare in scena. Non ci sarà un copione prestabilito, ma sarà diverso ogni volta come già è accaduto con il “Davide Van De Sfroos show” che aveva ospiti diversi per ogni data.
Quali brani accompagneranno la tournée?
Ovviamente andrò a riprendere pezzi legati fortemente al territorio. La scaletta non è ancora stesa, ma ci saranno canzoni che richiameranno la terra e i luoghi, insieme ad altre del repertorio. Tutto sarà concatenato dall’unico tema con attenzioni particolari a seconda dei posti in cui saremo.
Su nove date, tre sono in provincia di Varese. Si sente legato a questa terra?
Varese fa parte dell’Insubria e ha sempre fatto parte dei miei percorsi musicali. Non ultimo la ricordo perché mio papà ci lavorava e io andavo qualche volta in ufficio. E poi è stata teatro di collaborazioni, storie, amicizie, riprese televisive e concerti, anche grossi, come la Notte Bianca. Una terra e delle persone che mi hanno sempre affascinato e credo lo dimostri il numero di incontri e concerti di ogni anno.
Come è nata e come sta andando l’idea “Terra&Acqua”, il nuovo format multimediale ambientato in 14 piccoli Comuni del lago di Como?
L’idea era in embrione da tempo, maturata a furia di attraversare territori. Confrontando paesaggi, storie, poesia, cultura, leggende e costumi il discorso era diventato antropologico oltre che musicale. All’inizio mancavano tempo, mezzi e possibilità di concentrarsi. Ora con un po’ più di forza, conoscenze e alleanze ecco profilarsi la formula di “Terra&Acqua”.
Come si articola il progetto?
Abbiamo una parte visiva che non è solo un documentario didascalico, ma anche autorale, corredato dai miei pensieri di viandante e dal materiale raccolto che viene “ribaltato” sullo spettatore che riconosce o conosce i luoghi e le abitudini. D’altra parte è previsto un libro, che con più calma permetta di approfondire i contenuti che ho sfiorato nel girato. Dopo aver cantato per anni un territorio, ora la gente vuole conoscerlo, vederlo, scoprendo ad esempio dov’è il Monte delle Streghe.
Una piccola lonely planet?
Sono previste anche indicazioni su B&B, usi, ricette e i codici per collegarsi a internet, nonché il riassunto delle otto puntate che vorremmo fare. Comincerà come format televisivo poi potrebbero uscire dei volumi, ma il momento lo stiamo creando. È un lavoro che non ha scadenza precisa.
Com’è il rapporto con i social network?
Ultimamente mi sono concentrato su Facebook, sulla pagina ufficiale e su Twitter perché ho capito effetto l’immediato, rapido e doveroso che hanno per i fan. Permettono d’essere in relazione con contatti che ormai sono oltre 78 mila. È una finestra importante, da gestire con attenzione per non confonderlo con la vita vera. Il rapporto personale non è sostituibile, permette però contatti immediati, spiegazioni, prese di posizione o di dare una pacca sulla spalla virtuale.
Laura Botter

s.bartolini

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