Bruciò la casa del padre: perdonato

Ieri durante il processo l’uomo ha accettato le scuse del 32enne, che soffre di problemi psichici. Non ha mai accettato la separazione dei genitori: il rancore era sfociato nell’incendio di ottobre

– Aveva dato fuoco alla casa del padre: a processo confessa e si pente. E il padre lo perdona. È avvenuto ieri davanti al gup di Varese Alessandro Chionna dove il protagonista della vicenda, un operaio di 32 anni da qualche tempo residente a Oleggio, è a processo con le accuse di tentato omicidio, stalking, danneggiamento e tentata rapina.
Un processo estremamente delicato, ricco di risvolti umani: al termine dell’udienza di ieri davanti al gup si era riunita una famiglia. Riunita in nome della comune volontà di aiutare il 32enne, che soffre di problemi psichici ed è sottoposto a cure specialistiche, in seguito alla rottura del rapporto con la fidanzata.

Quello che ha portato il ragazzo al culmine del suo rancore contro il padre, sfociato il 18 ottobre 2014 in quell’incendio appiccato all’abitazione paterna di Tradate mentre l’uomo, la sua nuova compagna e la giovane figlia di lei erano addormentati con rischio reale di una strage, è un percorso tormentato e assai sofferto.
Il figlio non aveva mai accettato la separazione dei genitori (la madre vive a Oleggio da tre anni), tanto che, dopo un anno di convivenza nell’abitazione

di Tradate, aveva scelto di raggiungere la madre.
Dopo l’arresto non aveva mai ammesso le proprie responsabilità. Lo ha fatto ieri davanti al giudice, al pubblico ministero , all’avvocato difensore , al legale di parte civile , ma soprattutto davanti al padre e ai suoi familiari. Ha ammesso sia di aver messo in atto comportamenti persecutori nei confronti del padre – come alcune scritte con lo spray fatte una notte sulla porta del garage, oppure il tentativo di incendio del tappetino di ingresso della casa, avvenuto a inizio agosto 2014 – e ha ammesso di aver appiccato il fuoco quella notte, dopo aver sparso del liquido infiammabile.
Ha ammesso e si è sinceramente pentito. Ha parlato di conflitti irrisolti con il padre, questioni piccole che nel tempo si sono ingigantite, nate in seguito alla non accettazione da parte sua della separazione dei genitori, che si sono poi evolute scollegandosi dal fatto iniziale.

Il 32enne ha spiegato ogni cosa ma ha messo il punto sul fatto di aver premeditato l’incendio. In primo luogo non voleva uccidere nessuno, ha precisato. Era arrabbiato e non ha pensato alle conseguenze. Non voleva dare fuoco alla casa, le fiamme gli sono sfuggite di mano.
Non ha pensato in quel momento che avrebbe potuto fare del male a qualcuno; ieri in aula ha però ammesso che, sì, adesso si rende conto che quella possibilità era concreta.
Il figlio aveva già chiesto scusa al padre con una lettera, toccante. E il padre, ieri, lo ha perdonato. Un perdono assoluto: tanto che con la ex moglie si è detto pronto a sostenere il figlio, ad aiutarlo e seguirlo in un percorso di cura, in modo che possa guarire. Di fatto c’è in sospeso, ed è ovviamente subordinato alla decisione che il giudice prenderà, l’ingresso dell’uomo in una struttura di cura.
Il 32enne ha infatti manifestato la volontà di guarire. E ieri da quell’aula una famiglia è uscita riunita.
Il gup ha aggiornato l’udienza al 10 novembre. In quella sede il processo sarà discusso e arriverà la sentenza.