– La notizia del clamoroso arresto del ristoratore ha lasciato di stucco una comunità intera: nessuno poteva immaginarsi che il commerciante potesse trovarsi al vertice di un’organizzazione di trafficanti internazionali di droga.
Tutti lo conoscono da queste parti, soprattutto per il suo ruolo di gestore del Lido La Noce, e per il suo passato da titolare di una pizzeria. A parte qualche polemica legata a questioni di viabilità, e una pittoresca vicenda di un presunto furto di energia elettrica del quale si parlerà presto in tribunale, D’Ambrosio, originario della provincia di Salerno ma residente ad Angera, non aveva avuto problemi con la legge, quantomeno per questioni di droga.
In attesa di capire gli sviluppi rispetto alla sua posizione, il Comune sta iniziando a ragionare sul futuro del Lido gestito da D’Ambrosio: un bene di proprietà comunale affidatogli attraverso un bando.
In realtà la struttura è stata affidata a una società che fa capo al ristoratore. «Per il momento – spiega il sindaco – il problema non si pone, visto che la gestione è affidata a una società. La sospensione è prevista solo nel caso in cui fossero evidenziate delle irregolarità
nell’ambito dell’attività della struttura, non sulla persona fisica. Sulle persone abbiamo previsto di porre delle limitazioni solo in caso di condanne penali definitive: prima aspettiamo di capire come finisce la vicenda del furto di energia. Su questa faccenda non esprimiamo pareri: aspettiamo solo che la giustizia faccia il proprio corso».
In città il vulcanico D’Ambrosio era costantemente in movimento, ma nessuno avrebbe mai immaginato che potesse essere coinvolto in una storia del genere. I suoi concittadini sono letteralmente sbalorditi: chi lo conosce bene è caduto dalle nuvole ed è pronto a mettere la mano sul fuoco per testimoniare la sua estraneità ai fatti.
Eppure gli elementi raccolti dal personale della questura di Torino lo inchioderebbe alle proprie responsabilità. Stando alla ricostruzione investigativa, D’Ambrosio era una figura chiave di questa organizzazione formata da altre tre persone.
A bordo del suo ultraleggero modificato, del valore di circa 70mila euro, compiva viaggi verso l’Albania. Faceva rifornimento in Puglia, dopo aver battuto rotte non percorse abitualmente dagli ultraleggeri, per poi planare verso l’Albania. Durante l’operazione sarebbero stati sequestrati 80 chilogrammi di marijuana per un giro di affari stimato in 250mila euro. Ogni viaggio gli costava 500 euro.
Grazie agli accertamenti compiuti dagli investigatori i viaggi della droga sono stati interrotti, anche se per il momento non è ancora chiaro quando avrebbe iniziato con le “corse” e per quanto tempo si sarebbero protratte.