– La città non è pronta per una moschea. Lo dice la politica, lo confermano i social network.
Se maggioranza e opposizione sono tiepide rispetto alla richiesta di un luogo di culto islamico, anche tra i cittadini prevale il ’no’ rispetto a questa istanza. Tanti, infatti, i gallaratesi che su Facebook hanno commentato la richiesta, avanzata durante la marcia interreligiosa per la pace di sabato sera, di una soluzione per il luogo di culto islamico. Istanza respinta da Lega e Forza Italia, ma accolta con molta timidezza anche da forze della maggioranza come il Pd e “Città è vita”. C’è chi invoca la reciprocità, dicendo sostanzialmente che gli islamici potranno costruire moschee in Italia quando ci saranno le chiese nel mondo arabo.
Dimenticando, ad esempio, che in Marocco vivono 400mila cristiani e nella sola Damasco, in Siria, ce ne sono 300mila. E che pregano in chiesa, come avviene ad esempio ad Algeri nel duomo di Notre-Dame d’Afrique. C’è chi invece è pragmatico e dice ’sì’ alla moschea purché «poi non dobbiamo pagare più tasse per mantenerla». Per quanto non pare che i gallaratesi paghino tasse per mantenere le chiese delle dieci parrocchie cittadine. Anzi, aggiunge un altro utente: «quando stavano in via Peschiera pagavano regolarmente l’affitto». Qualcuno ricorda le accuse di terrorismo mosse ormai una decina di anni fa agli allora imam della comunità islamica. Altri invece rimpiangono il pugno di ferro dell’ex sindaco , che chiuse prima la moschea di via Peschiera, quindi quella di via Varese.
C’è da dire che il dibattito sulla moschea scatenatosi sul web entra anche negli aspetti più pratici. La zona individuata dal piano regolatore è quella dell’ex 336, aggiunge un utente, con conseguente aumento del traffico. Soprattutto perché, essendo l’unica in provincia di Varese, «finirebbe per attirare un gran numero di fedeli. Non è un male per questioni culturali, è un male per questioni logistiche». Va detto, ad onor del vero, che non tutti sono contrari alla moschea.
C’è chi è d’accordo per questioni di principio, ricordando come la Costituzione garantisca il libero esercizio del culto. Altri, invece, per ragioni di sicurezza. «È preferibile che preghino in scantinati, garage e capannoni», domanda ai concittadini un gallaratese, «oppure che si radunino in luoghi di culto ben identificati e controllabili?». Il dibattito sul luogo di culto islamico in città, insomma, è tutt’altro che chiuso.