«Sergio, ecco il tuo ultimo miracolo»

Ieri la chiesa di Induno era stracolma per l’addio al ragazzo morto nell’incidente di venerdì scorso. Un’amica: «Sei riuscito nell’impresa di riunire persone di fedi e culture diverse, tutte qui per salutarti»

– Il lungo addio a Sergio inizia molto prima delle 10.30. Per quell’ora è fissato l’inizio della cerimonia funebre per quel giovane morto venerdì scorso dopo essere stato coinvolto nel drammatico schianto avvenuto lungo la galleria della ex statale 344. Alle 10 di ieri mattina la chiesa parrocchiale di Induno traboccava di gente. Familiari e amici hanno continuato a riempirla sino a quando le mura dell’edificio non sono più riuscite a contenere quell’abbraccio.

E allora a riempirsi è stato prima il sagrato, poi è toccato alla piazza antistante la chiesa. Sino quasi ad invadere la strada che la delimita. In quanti sono arrivati a dire addio a Sergio? Impossibile dirlo. Forse mille persone sono arrivate sin lì. Alcune, come l’anziana nonna del ragazzo, sono arrivate sin lì partendo da Durazzo. ha fatto a tutti l’ultimo regalo: ha riunito coloro che l’hanno amato in un solo luogo in modo che si potessero sostenere gli uni con gli altri.


Un funerale che definire laico sarebbe errato. Sergio non era battezzato e non era cattolico. Don non ha celebrato la messa. Ma ha proposto due letture dal Vangelo. «Chi dice di amare Dio ma non ama il prossimo, mente». Un messaggio chiarissimo. Un messaggio di speranza e unità. E dopo le letture è stato lo stesso don Franco a prendere la parola. «Essere qui oggi davanti alla fine terrena di una vita tanto giovane, deve spingerci a interrogarci». Il parroco ha guardato dritto in faccia la sua comunità. E ha dato un insegnamento: «Per noi adulti la domanda deve essere: dove sono arrivato a questo punto del percorso? Per i ragazzi, per i più giovani la domanda è: dove sto andando e dove voglio arrivare durante questo percorso?». Sembra scontato, ma non è così.

Le parole del parroco hanno dato un senso a questa morte. Lo spunto per riflettere, il modo per non dimenticare Sergio mai continuando a valutarci e se necessario costringendoci a cambiare strada. Dopo le letture il sacerdote ha lasciato la parola a chi ha voluto testimoniare Sergio.
Ed è una giovanissima amica a esprimere il dubbio, a pronunciare la domanda che a tutti affiora alle labbra, qualunque sia la loro fede, davanti alla vita spezzata di un ragazzo di 21 anni pieno di sogni e di progetti. «Perché?», ha detto la giovane ferma. E con la stessa fermezza ha trovato la risposta nell’affetto, ha trovato la risposta nel suo rapporto con Sergio. «Perché tu sei un ragazzo speciale. Così speciale – ha detto la giovane – che il Signore ti ha voluto accanto a lui immediatamente. Ti vedo entrare in paradiso in punta di piedi e conquistare immediatamente tutti gli angeli».
Sull’essere speciale di Sergio l’amica ha dato una seconda prova: «Hai riunito in questa chiesa persone di culture e fedi diverse. Siamo riuniti in pace, qui per te». Il parroco ha chiesto un minuto di silenzio: «Per salutare Sergio». E in quel momento ciascuno in quella chiesa ha pregato o salutato Sergio a modo suo. Prima del Padre Nostro arrivato spontaneo mentre le porte della chiesa già si aprivano per lasciare uscire il feretro accompagnato dal volo di cento palloncini bianchi. Ciascuno ha portato in cielo una foto di Sergio sorridente, mentre un applauso salutava quel volo leggero.