«Un fungo non merita certi rischi»

Dopo la morte del quarto fungiatt in cinque giorni scatta l’appello da parte di chi ha perso un familiare. Il sindaco di Cunardo e il nostro Roberto Bof: «Passione bellissima, ma è assurdo mettersi in pericolo»

– «Fate attenzione. Non rischiate la vita per un fungo». L’appello arriva all’indomani del quarto fungiatt varesotto morto in cinque giorni: un numero di lutti impressionante, raggruppato in un lasso di tempo così misero da far parlare di strage o settembre nero.
L’ultima tragedia si è consumata l’altro pomeriggio in Svizzera, dove nella zona delle Centovalli ha perso la vita un pensionato gallaratese di 73 anni.

L’appello ha un valore eccezionale, in questo caso. Non è un freddo avviso formulato dalle istituzioni, non un impersonale invito alla prudenza. Chi parla, chi rivolge quest’invito, ha perso un familiare estremamente caro proprio così: a causa di una caduta in montagna mentre si era in cerca di funghi., sindaco di Cunardo, dieci anni fa perse il fratello, come ha spiegato anche davanti alle telecamere di Rete55: «Accadde in Svizzera – spiega – Io poi volli vedere,

mi feci accompagnare nel luogo in cui mio fratello morì. E pensai: non è possibile rischiare così. Non è possibile essere imprudenti in questo modo: il punto era più che impervio».
Il nostro , il 20 agosto di due anni fa, perse il cognato Luciano in Val Brembana. In quel caso si trattava di «un tranquillo sentiero di montagna, non particolarmente pericoloso. La distrazione, però, può tradire sempre. A questo si aggiunge inevitabilmente il fato: mio cognato scivolò per due metri e battè la testa contro un sasso. Se quel sasso fosse stato spostato di 20 centimetri Luciano avrebbe raccontato di quella caduta, magari lamentandosi per qualche botta, ma nulla di più».

Due fatti diversi tra loro, un unico appello. «Non rischiate», dice Morosini. «State attenti, non distraetevi mai seguendo la vostra passione», fa eco Bof.
C’è però un momento, in entrambe le storie, che coincide nelle parole di entrambi. «Quando ricevi quella telefonata – dice Bof – è un pugno, un macigno che ti schiaccia. Una voce, anche se familiare, ti avvisa che qualcuno che ami è caduto in montagna ed è morto, non c’è più».
Morosini spiega, quasi come in una sorta di prosecuzione della descrizione di un’emozione devastante: «Ricevi quella telefonata – dice il sindaco – e smetti di respirare. C’è il dolore. Poi dal dolore arriva, per un attimo, la rabbia: perché? Perché hai rischiato così? Per un attimo, lo confesso, ho pensato questo. Rabbia perché avevo perso qualcuno che amavo molto, al quale ero legato. Se oggi mi permetto di fare quest’appello è perché ho vissuto sulla mia pelle tutto questo».
Quella del cercatore di funghi è una passione forte. «Sì – dice Morosini – spesso non ci si rende conto di quanto si rischia. Non si vede il pericolo: si vede il fungo. Non va bene, non vale la vita».

Bof aggiunge che «un incidente in una zona impervia tra l’altro implica, talvolta, un allungarsi dei tempi di soccorso. Non perché i soccorsi siano lenti, ma perché è complesso raggiungere il luogo dove l’incidente è avvenuto. Prima di poter arrivare a Luciano dovettero abbattere quattro alberi. L’attrezzatura, le scarpe: sento commenti che non condivido. L’attenzione è invece fondamentale. È una passione bellissima, coinvolgente, leggera, in mezzo al verde: chiaro che mentre la si vive ci si perda, ma non bisogna farlo. Non lasciatevi distrarre, sempre concentrati: basta un passo falso».