«Ecco nuove vittime del vuoto normativo»

Legge 40, coppie in fuga all’estero per riuscire ad avere un figlio, poi la difficoltà nel registrare il nascituro all’anagrafe italiana. Filomena Galli, avvocato, presidente nazionale delle associazioni Amica Cicogna e Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, e docente di legislatura e bioetica all’Università di Teramo, parla apertamente di «vuoto normativo».

Una coppia concepisce un figlio con fecondazione eterologa o utero surrogato. Torna in Italia e si ritrova davanti a un giudice per alterazione di stato al momento della registrazione del neonato all’anagrafe. Perché?
La premessa è che in Italia fecondazione eterologa e utero surrogato sono vietati dalla legge. In altri Paesi, invece, questi metodi di concepimento sono legali. Perciò in Italia esiste un buco normativo. In sintesi: non essendovi legge non si è in grado di affrontare il caso.

/>Chi ci rimette?
Certamente i bambini, che non sono adeguatamente tutelati. E anche i genitori. Di fatto, però, denunce per alterazione di stato intentate anche in altri luoghi d’Italia si sono sino ad ora sempre concluse con archiviazioni.
Come ovviare al problema?
Cambiando la legge. Perché, ad una donna nata senza utero a causa di una patologia, deve essere vietato concepire? La scienza deve andare in soccorso in caso di malattia.
E l’utero surrogato?
Vogliamo evitare la mercificazione del corpo? Benissimo, normiamolo in modo che la pratica si basi sul principio della solidarietà. Nessun pagamento alla donatrice. La verità è che in Italia non servono tante leggi, servirebbe aggiornare il codice civile.

b.melazzini

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