I nostri Tarocs in marcia su Londra «Quei vigliacchi non ci fermano»

VARESE «Si corre anche per Boston». Sono sei i varesini che partiranno venerdì alla volta di Londra, per correre l’ultima delle majors in programma quest’anno. Sono i “Tarocs”, «perché non siamo corridori veri ma tarocchi e per noi la corsa è più che altro una passione», e per La Provincia seguiranno in diretta la maratona «senza pura, per divertirci e ricordare le vittime della Boston Mathon».
Sono Alessandro Vedani, ex senatore leghista, Susanna Vanetti psicologa,

Duilio Dall’Osto, informatico e “veterano” del gruppo, Mario Chittò, bresciano adottato dalla compagnia di Varese, Sergio Bellotti da Cittigio e la giornalista Elena Catelli.
Partiranno venerdì e si troveranno in albergo. Nessuna paura dopo l’attentato che ha colpito il pubblico e gli atleti della Boston Marathon, «correremo anche per loro – spiegano – e per dimostrare che lo sport vince su tutto, soprattutto quello sano».
Le bombe esplose lunedì infatti, non erano rivolte agli atleti in gara, professionisti della corsa che hanno tagliato il traguardo almeno un’ora e mezza prima delle esplosioni. «Hanno colpito quelli come noi, che corrono per piacere nel tempo libero. E le loro famiglie, giunte da tutto il mondo per vederli tagliare con fatica e soddisfazione la linea d’arrivo».
È questo che più fa infuriare i maratoneti, che potevano essere lì a Boston con i loro cari. «Dovevamo esserci infatti – sottolineano – solo che non c’erano più posti disponibili e tra l’altro, come tempi, noi ci aggiriamo su quelli dei corridori rimasti coinvolti nelle esplosioni». Poco più di quattro ore per percorrere 42 chilometri, «saremmo passati da lì proprio in quegli istanti». La sorte ha voluto che così non fosse, ma i varesini correranno a Londra domenica, anche per le vittime di Boston. «Ci hanno già mandato una mail con il protocollo da seguire a Londra. prima della partenza osserveremo un minuti di silenzio e poi si correrà con la fascia nera di lutto al braccio».
Lo faranno volentieri perché Boston è diventata una delle motivazioni per tagliare il traguardo senza arrendersi. «È stato un atto da vigliacchi – concordano – e va affrontato a testa alta». Senza paura, «non si può temere l’ignoto. Non è stato un attentato contro la popolazione americana, perché così hanno colpito più turisti che residenti. Non è stato per avere rilevanza mediatica, perché nessun lo ha ancora rivendicato. E non è neanche avvenuto in un particolare momento storico. Non si capisce francamente la logica che ci sta dietro e quindi non ci si può far condizionare».

Il servizio completo sul giornale in edicola giovedì 18 aprile

s.bartolini

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