Immagini che parlano. Sono quelle che ci ha mandato il nostro Roberto Bof da Addis Abeba, tutte da guardare per immaginarsi quello che c’è dietro. Iniziamo col dire che dietro ci sono mille e una storia e il Bof (che mentre scriviamo è su un aereo che lo sta riportando a casa) ce le racconterà tutte, una per una, su queste pagine. Noi, per il momento, dobbiamo accontentarci di qualche foto e di una manciata di sms.
Potenti e forti, tanto da essere riusciti a trasmettere i profumi e le sensazioni di posto così lontani, così diversi, così unici.
È l’Africa, signori: una donna ammaliante che ti conquista e ti droga, una di quelle che una volta provate non puoi più farne a meno. Il Bof la conosce bene (e ho l’orgoglio di affermare che a fargliela conoscere è stato il sottoscritto, con quei viaggi in Burundi: vero Roby?), e questa volta – invidia, tremenda invidia – è andato ad assaggiarne un aspetto diverso. Perché non puoi dire di conoscere veramente un Paese finché non ci hai corso per qualche chilometro.Bof si è fatto trascinare dagli amici di Africa & Sport, un gruppo di varesini che organizza delle cose strepitose e meriterebbero una pagina del giornale a settimana. Si è fatto trascinare in Etiopia per toccare con mano un luogo magico, in cui i ragazzi del posto sognano di diventare campioni allenandosi nei boschi di eucalipto. Ha conosciuto persone, uomini e donne che corrono più forte degli altri e corrono pure più forte dei luoghi comuni. Perché è facile liquidare tutto con il classico “gli africani vanno come lepri perché hanno fame” quando invece sarebbe il caso di andare a vedere cosa succede per davvero, nella terra dove nascono i marziani della maratona. Bof ci è andato, e ci racconterà la forza che sta dietro a questi fenomeni: non vediamo l’ora di leggere le sue parole.
Però c’è anche dell’altro. Perché dopo aver visitato il campo di allenamento, Roberto ha partecipato a una corsa: la Great Ethiopian Run, 10 chilometri su e giù per Addis Abeba in compagnia di altri 40 mila runners. Avete letto bene: 40 mila. E in quei 40 mila c’era di tutto: gente che va forte, famiglie, ragazzi e ragazze, tantissimi disabili. «Indescrivibile» ci ha detto Roberto prima di salire sull’aereo: e non facciamo fatica a credergli. Sappiamo bene che la corsa ha il potere unico di unire tutti, grazie alla fatica, in una condivisione meravigliosa che rende bello tutto quello che ti circonda. Possiamo solo immaginare cosa possa essere stato correre lì, in mezzo a quella gente, prendendo qualcosa da ogni persona e da ogni angolo di strada. Ecco il viaggio di Roberto Bof visto da qui, in attesa che ci racconti quello visto da dentro. Un viaggio in un paese povero e ferito (le ferite più profonde, ancora terribilmente visibili, le abbiamo inferte noi italiani) per scoprirne la forza e la bellezza. Attraverso la poesia di una mano stretta, del racconto di una donna con i capelli bianchi, di una borraccia d’acqua fresca passata a chi sta sudando di fianco a te. Attraverso la lente dello sport: sono poche le cose che hanno la stessa capacità di unire, di appassionare, di insegnare il rispetto per chi è diverso da te ma che come te sta faticando. Siamo dei sognatori, o forse siamo soltanto dei runners: in questi giorni in cui si fa a gara a chi odia di più, ci piace credere che una maratona sistemerebbe tutte le cose. Perché quando corri non hai le forze per voler male a qualcuno.