Ferragosto, Busto Arsizio. “Camminare” con l’auto anche in orario di punta è un po’ più semplice del solito, i viali che portano dalla periferia al centro sono disseminati di auto coi finestrini abbassati, viste le temperature non c’è bisogno dell’aria condizionata.
La città si è parzialmente svuotata, molti negozi chiusi, altrettanti con le serrande alzate perché la crisi morde, e se si vuole rimanere in piedi non si può riposare nemmeno un giorno. Tocca lavorare, sia ai commercianti che ai pendolari: il parcheggio della stazione presenta qualche buco, ma almeno il 70% è occupato, idem per motorini e biciclette.
Sono le otto del mattino, certo nell’aria non è possibile avvertire la solita elettricità lavorativa che pervade l’ambiente nelle giornate autunnali e invernali, ma di lavoratori agostani ce ne sono fin troppi. Come , trentenne precario senza nemmeno un filo di abbronzatura: «Io quest’anno l’estate non l’ho vista nemmeno con il binocolo, un po’ perché ha piovuto sempre, ma soprattutto per il nuovo lavoro che ho trovato a Milano, in un’azienda di telefonia. Faccio assistenza clienti e si lavora su turni: mi hanno assunto da un paio di mesi, naturalmente con contratto a termine, di ferie non ne ho quasi maturate».
«Questa settimana – spiega – mi tocca il diurno, domani è Ferragosto ma per me sarà una giornata come le altre: i clienti arrabbiati chiamano anche il giorno di Natale, se proprio ne hanno bisogno!».
A una decina di metri c’è chi fuma stancamente la prima sigaretta della giornata. , 45enne impiegato per una società informatica brianzola, sta per iniziare il suo solito viaggio della speranza: «Le ferie le ho fatte in luglio: costa meno e non c’è l’affollamento di agosto. Certo, a guardarsi in giro si capisce che in tanti sono rimasti a casa. Ho ripreso a lavorare una quindicina di giorni fa, mi godo la quiete e le temperature fresche, anche se i viaggi in treno mi mettono sempre addosso del nervoso. Spero di essere al lavoro entro un’ora, anche perché una volta arrivato a Milano devo prendere la coincidenza, e in questi giorni è capitato di perderla».
«Ad agosto è sempre così, non c’è più da stupirsi – fa eco , coetanea e infermiera – Entra in vigore l’orario estivo e i ritardi si accumulano: io capisco che tutti devono fare le ferie, ma ci fosse una volta che sono arrivata al lavoro in orario! Le corse saltano, lo speaker annuncia il disastro, si scusa per il disagio e poi tanti saluti, perché alla fine siamo pochi a lavorare in questo mese e non facciamo paura a nessuno. In inverno invece quando succede qualcosa si è in tanti, e magari qualche corsa sostitutiva viene effettuata».
Il vecchio treno regionale per Milano è in arrivo con “soli” otto minuti di ritardo. Per fortuna.
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