– , tornano a riunirsi le forze di. Mercoledì sera nella sede di si è cominciato a parlare di programma, ma l’intesa è ancora lontana. «Stiamo cercando di guardarci in faccia e capire se ci siano le condizioni per stare insieme – spiega il coordinatore cittadino azzurro – Abbiamo cercato di fare un passo in più, parlando di contenuti». Ovvero di programma elettorale.
«È giusto – prosegue il – dire alla gente se andremo insieme, perché ancora bisogna usare il condizionale, cosa ci unisce e cosa vogliamo proporre alla città». Non è ancora detto, insomma, che il tavolo al quale, oltre agli azzurri, si sono seduti , , , e, si trasformi in un’da contrapporre al centrosinistra di e alle altre forze che si contenderanno la guida di nella primavera del prossimo anno. «È stato un incontro interlocutorio: come un paio di settimane fa ci siamo guardati negli occhi per capire se ci siano le condizioni per stare insieme»,
aggiunge Carù. Questo perché «se scopriamo che su tematiche come l’urbanistica, la famiglia, la moschea la pensiamo in maniera diametralmente opposta, diventa un problema». Ancora fresco, dunque, il ricordo della , aprendo di fatto la strada al centrosinistra per la vittoria alle elezioni del 2011. Tanto più che questa volta il sindaco sarà espressione della Lega Nord e una crisi significherebbe rimandare i gallaratesi alle urne prima del tempo.
Sì, perché su questo punto il Carroccio è stato chiaro: a Gallarate non vale il modello , l’esponente della società civile indicato da alcuni padani di Varese come candidato sindaco del capoluogo. «L’esigenza è non solo che sia un nostro tesserato, ma che sia espressione del territorio»: a dirlo chiaro e tondo è , segretario cittadino della Lega Nord. Che spiega: «Sul tavolo restano i quattro nomi che abbiamo fatto quest’estate». Ovvero quelli del capogruppo , dell’ex responsabile della sezione , del già assessore alla Sicurezza e del segretario di circoscrizione . Con questi ultimi due in leggero vantaggio perché, così dicono i bene informati, più graditi agli avversari. O forse meno “sgraditi”. Già, perché il nodo da sciogliere resta proprio quello del candidato. «Il candidato è nostro ed è uno di questi quattro: su questo non faccio nessun passo indietro», assicura Zibetti. Mentre Carù rilancia: «Devono sceglierlo loro, non mi permetterei mai di dire che uno è meglio dell’altro. Gli amici della Lega facciano un nome: se sarà condiviso, se son rose fioriranno». Il punto è questo: fioriranno?