GALLARATE – «Io, musulmano, vi dico: collaboriamo insieme per combattere i terroristi». , 45 anni, marocchino di Rabat, è in Italia da sette anni: ha vissuto a Vergiate, poi da cinque anni è a Gallarate, dove lavora in uno studio professionale.
«L’Italia mi piace, qui ho imparato tante cose e apprezzo l’articolo della Costituzione, secondo cui tutti gli stranieri che vivono regolarmente hanno gli stessi diritti degli italiani – racconta di sé – come tanti immigrati nordafricani che vivono stabilmente qui, amo questo Paese. E se i terroristi dell’Isis vogliono distruggere l’Europa, distruggerebbero anche noi».
È questa la sua risposta all’ondata di diffidenza nei confronti di chi è musulmano, che sta vedendo montare dopo gli attentati di Parigi. «Il Corano dice che dobbiamo essere tutti uniti, non dice di ammazzare chi è di un’altra religione – fa notare Khalid – noi di fede islamica siamo persone come tutti voi. Anch’io come tutti sono contento quando vedo un poliziotto per strada». Insomma, per Khalid è sbagliato associare terrorismo e Islam: «L’Isis vuole sporcare la nostra reputazione di musulmani in Europa. Ce l’ha su anche con noi perché siamo aperti, mentre nei Paesi da dove provengono i terroristi non è così». Se dovesse provare a dare una spiegazione di quel che sta succedendo, Khalid partirebbe dalla «guerra del Golfo del ’91, che ha distrutto l’Iraq. Da lì sono nate delle bande, che non hanno niente da perdere. E ce l’hanno su con gli occidentali, principalmente per invidia».
Khalid dà ragione anche a Papa Francesco, quando dice che la povertà nasce dal terrorismo: «Sono poveri e pensano troppo – dice degli adepti dell’Isis – così si alimenta l’invidia nei confronti degli europei e degli occidentali. La povertà più l’ignoranza fanno un mix pericoloso». Ecco perché l’unica via per battere il terrorismo è la «collaborazione», come spiega Khalid: «Ho visto in tv una signora che chiedeva di mandare via tutti i musulmani. Ma non è una risposta, perché farebbe solo crescere l’odio e l’invidia. Invece noi che ormai siamo integrati potremmo essere di grande aiuto nella lotta al terrorismo. Se, come nelle periferie di Bruxelles, si nascondono dei terroristi, noi li potremmo più facilmente smascherare e denunciare. Anche solo intuendo dalle sfumature dialettali dei modi di dire quelle espressioni che un traduttore delle forze dell’ordine non è in grado di comprendere».
Secondo Khalid, gli attentati «possono far scoprire agli Stati europei le loro lacune in fatto di sicurezza. È come quando ti entrano i ladri in casa e decidi di implementare i tuoi sistemi di sicurezza». Bombardare invece non è la soluzione: «È solo vendetta, non va bene. La prima cosa da fare è iniziare a chiudere i buchi che ci sono, come ad esempio i tragitti della droga, che dimostrano come possa passare tutto. Anche i controlli sui clandestini non ci sono».