Dua, la futura dottoressa con il velo «Studio per aiutare la gente di Siria»

Dua Kadi è nata a Varese ed è di origini siriane. All’età di undici anni ha messo il velo: oggi, dopo il primo anno all’università dell’Insubria, corso di laurea in tecniche di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, ha iniziato il tirocinio all’ospedale di Circolo.

«Fin da piccola avevo questa idea, mi è sempre piaciuto avere un ruolo importante per aiutare gli altri, avere un ruolo attivo – racconta Dua – e in sala operatoria è un ruolo fondamentale. L’ho scelto dopo lo scientifico: alle superiori è iniziata la guerra in Siria, vedevo al telegiornale tutte quelle persone ferite. Questo ha aumentato la mia determinazione, non vedo l’ora di finire e poter aiutare».

L’università e poi il master, ma ha un sogno più grande: «Finire gli studi e tornare in Siria, vorrei stabilirmi e lavorare lì. Io e mia sorella ci siamo sempre sentite legate alla Siria, manteniamo le nostre tradizioni, ci andiamo due o tre volte all’anno, d’estate prima della rivoluzione rimanevamo un paio di mesi. Da due anni non ci andiamo». Il velo, integrazione e amicizie: «L’ho messo a undici anni, deve essere una scelta voluta, convinta, spontanea, una ragazza deve sentirselo. Una scelta molto difficile qui in Italia. Oggi ho 20 anni e sono più sicura nel rispondere in modo adeguato. A 11 anni mi dicevano che non potevo avere la maturità di scegliere, rispondevo che era come un’altra undicenne che aveva facoltà di scegliere di mettersi la minigonna».

«Alcune persone si sono molto chiuse con me, non dò colpa a loro ma all’ambiente. Ho trovato persone intelligenti e altre che si sono fermate al velo come un muro. Aver messo il velo mi ha cambiata come personalità, ero costretta a rispondere e a parlare a chi mi chiedeva, ero timida ma sentivo la necessità di difendermi. Al liceo è andata molto meglio, all’università non ho problemi, sono fortunata ad avere compagni di corso molto aperti».

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