Il patatrac con Trento è figlio del buonismo e del volemose bene respirato attorno alla Pallacanestro Varese e racchiuso magistralmente dal balletto è-colpa-mia-no-è-colpa-nostra tra Pozzecco e i giocatori, come se ci si potesse permettere di confinare in un buffetto una partita buttata in pattumiera come quella con Reggio Emilia per motivi ben più profondi della superficiale leggerezza con la quale venne archiviata a ogni livello. In realtà era colpa di tanti, forse di tutti, Pozzecco compreso e non c’è
niente di male a dirlo visto che perfino Magnano o Recalcati, per dire, venivano “vivisezionati”, messi sotto pressione, discussi: la panchina della Pallacanestro Varese, o dell’Inter e della Juve, è questo. Un pesante onore, non uno spillo leggero. E così quella leggerezza, e quella sottile ma profonda convinzione secondo cui potesse bastare l’entusiasmo di Pozzecco per vincere le partite e andare oltre i limiti, si è insinuata ovunque, facendo perdere quel mordente, quella rabbia e quella sana incazzatura coltivata innanzitutto dallo spirito critico e non dal brodo di giuggiole che affoga e annebbia l’identità. La realtà è un’altra e bisogna guardarla in faccia.
1) I pugni sul tavolo per andare oltre ciò che sei andavano picchiati subito, dopo un ko casalingo con Reggio Emilia, per evitarne altri due quasi in fotocopia, altro che alzarsi, applaudire e applaudirsi. Ma tutti quanti si sentivano talmente bravi e intoccabili, ai piedi del moloch Pozzecco, da creare una tempesta in un bicchier d’acqua per un innocente 5 in pagella di Francesco Caielli a Diawara, o per una punzecchiatura in un commento. Così si accetta l’idea – che poi viene trasferita all’ambiente – che questa è un’isola felice, o del tesoro, e invece Varese è un campo di battaglia dove basta che cada un soldatino (vedi Kangur) e rischi di perdere la guerra. I 5 in pagella anche immeritati ti fanno giocar meglio e li vendichi sul campo, mostrando le palle e facendo parlare i fatti per poi presentarti davanti al signor Caielli a dirgli: questa vittoria è per te. 2) Le critiche, anche sbagliate, fanno bene se vengono dal cuore e dalla testa e se non hanno secondi fini. Maggiore severità e meno pacche sulle spalle: bastava non celebrare due ko con Reggio e Venezia come due mezze vittorie per evitare di pensare che bastasse giocare come con… Reggio e Venezia per battere Trento.
3) Tutti hanno dato per certo, dopo la partenza in tromba, che questa fosse una squadra di rango, e invece è una squadra che deve sputare sangue e ponderare ogni scelta come se fosse l’ultima, se no perde anche con Roseto ultima in Dna Gold (il precampionato finge un po’, ma mai del tutto).
4) Dire adesso che siamo corti è scoprire l’acqua calda, basta far ruotare di più la panchina perché Diawara ma non solo lui eviti di arrivare morto e annebbiato nel finale, rovinandosi e rovinandoci sul più bello. Osa e ruota di più, Poz.
5) Daniel: atteggiamento inqualificabile. Vuole più palloni in attacco? È così scostante e deconcentrato per natura? Ha problemi con il coach? Il suo rendimento sta mandando fuori giri la fase difensiva, della quale è cardine. Se lui difende così e non si impegna è finita per tutti.
6) Se il punto 5 e i nostri rilievi sono inadatti o inadeguati, al Poz, ai dirigenti e ai giocatori non resta che darci un bel 5 in pagella, andare a Roma e vincere alla faccia nostra.
7) Se accadesse, saremmo gli uomini più felici del mondo, altro che prendercela: chi ama Varese, fa così.