– «Abbiate fiducia nel cammino della comunità pastorale: cercate la strada della collaborazione. Portate la Chiesa dove la gente vive, nei rapporti liberi e per cui intelligenti», lascia queste raccomandazioni il cardinale al termine dell’incontro, di più di due ore, avvenuto sabato sera con il decanato di Azzate. Sono quattro i temi affrontati durante la serata, riferiti ad altrettante domande rivolte all’arcivescovo: i giovani e la fede, la ricerca del lavoro per le famiglie in difficoltà, il sinodo delle famiglie e l’evangelizzazione dei piccoli.
A introdurre l’assemblea è il decano, don : «Le chiediamo di aiutarci a leggere i segni del tempo», e per farlo il decano utilizza le parole del piccolo principe di Antoine de Saint Exupery: «Ciò che rende bello il deserto è che da qualche parte nasconde un pozzo. Eminenza, ci aiuti a trovare questo pozzo». Il vescovo richiama prima di tutto lo scopo della visita pastorale e lo fa riferendosi a uno scritto del beato Paolo VI che nel ’34
diceva: «La cultura italiana ha già dimenticato Gesù Cristo». «Il problema di oggi – prosegue – non sono i cambiamenti, ma il fatto che viviamo un cambiamento d’epoca in cui la rottura tra fede e vita è sempre più evidente. La stra grande maggioranza degli evangelizzati ha perso la via di casa e i praticanti uscendo di chiesa non hanno la mentalità e il cuore di Cristo, così i fratelli non vedono più il fascino della vita cristiana. Dunque che questa visita aiuti a colmare il fossato». Il primo tema riguarda i giovani che sempre più spesso per studiare e lavorare vivono lontani dalle loro case e dalle loro parrocchie il che comporta sovente l’allontanarsi dalla Chiesa. «La grande mobilità muta la natura della parrocchia: prima tutto ruotava intorno al campanile. Occorre rovesciare la situazione, non partire dagli ambiti che uno vive, ma che ciascuno approfondisca la propria fede per cui la parrocchia diventi il pozzo nel deserto, fonte sorgiva. La fede cammina per convinzione, non per convenzione. La forza è la persona in relazione e il centro affettivo dell’io è Gesù stesso».
Poi la conferma che la prossima fase del Fondo famiglia lavoro sarà concentrata sulla ricerca di lavoro per le famiglie in difficoltà: «Abbiamo trovato enormi difficoltà, al di là dei lacciuoli burocratici, la ripresa non c’è tanto come i politici dicono e soprattutto non crea posti di lavoro».Per le famiglie, a partire dagli incontri sinodali, l’arcivescovo sottolinea la necessità di partire dall’esperienza reale di ciascuno, anche per i separati risposati. Sulla questione dei ragazzi che dopo la cresima spariscono dalla vita della parrocchia il cardinale dice di partire dal bisogno di ricevere i sacramenti per arrivare al cuore dei bambini e proporre loro un centro unificatore dell’io non assimilabile a nulla: «Devi sempre proporre tutto a tutti. In una proposta in cui ti giochi vai a fondo con quei cinque lì che hanno risposto: nascerà il gusto dell’appartenenza a una vita per cui lavori meglio e studi meglio. I ragazzi vanno via perché non incontrano una comunità cui appartenere».