– Di certo il lavoro non lo spaventa, anzi si potrebbe dire che lo rende sempre più arzillo. Ma dietro allo spirito di , la cui macelleria compirà a marzo 50 anni di attività, ci sono impegno, fatica e passione. Per lui fare il macellaio è sempre stato qualcosa di innato, non solo un semplice desiderio.
Già a sedici anni, terminata la scuola Commerciale, si sono aperte le porte del lavoro e aiutare il salumiere di Taino era quasi un divertimento. Il tragitto Angera (dove abitava)-Taino era come uno spasso per il giovanissimo Attilio, al quale non facevano gola i posti che si erano resi disponibili per la gente della zona all’Euratom, ora CCR di Ispra. Il suo sogno era avere una sua bottega, non tanto il posto fisso. Così fa il garzone ad Arona,
a Varese, va in Svizzera a lavorare in un grosso macello, apre poi un negozio ad Arcisate con un socio finché non gli viene proposta la macelleria di Vergiate ed ecco che a marzo del 1966 il ventisettenne Attilio inizia un’attività tutta sua, aperta anche la domenica perché le donne arrivavano a comperare la carne dopo la messa, di prima mattina, e bisognava esserci. Con lui la moglie , alla cassa. Ma non si può dimenticare anche , sempre presente nel momento del bisogno, pronto a correre da Ribolzi appena poteva, nelle pause pranzo o a fine turno.
Una vita di lavoro. Nonostante la sopraggiunta pensione, il signor Attilio continua ad essere tutti i giorni dietro al bancone.
Il figlio l’ha fatto suo socio, dodici anni fa, nell’impresa familiare quale è la macelleria Ribolzi che, tra i suoi punti di forza, ha la vera scottona piemontese. «Mio papà è sempre stato restio alle preparazioni e molto tradizionalista; per lui c’è la carne, punto», racconta il figlio. Ma la clientela è cambiata; «ora bisogna avere bistecche già impanate, spiedini pronti e, sul banco, è meglio far trovare anche affettati e formaggi», racconta Mauro. «È sempre più difficile vendere la carne, prodotto criminalizzato. Eppure noi abbiamo la nostra clientela fissa». Certo «una volta lo scarto era un altro guadagno, adesso bisogna pagare per farlo portare via». Altri tempi, come quando mucche, tori e vitelli passavano in mezzo al mercato del lunedì per andare al macello del signor Attilio, lasciato poi per le norme sopraggiunte in materia. Eppure oggi come ieri, entrando nella macelleria di via Cavallotti c’è la certezza di incontrare un commerciante, anzi due, capaci di fare il loro mestiere, di servire i clienti con cortesia e attenzione e di consigliarli pure su come cucinare questo o quel pezzo di carne. Attilio Ribolzi è fatto così: ha scelto di aprire un negozio, la sua macelleria, non è stato costretto. Ed è ancora capace di prendere i soldi di un cliente il giorno dopo se ci sono difficoltà. Proprio come una volta.