Roma, 18 dic. (TMNews) – La manovra economica del governo Monti è giunta in Senato dove da lunedì comincerà l’esame delle commissioni Bilancio e Finanze. Ma dopo l’approvazione in prima lettura alla Camera (con 402 voti favorevoli e la fiducia posta dal governo) non si spengono le polemiche. L’attacco più duro è arrivato da uno come Raffaele Bonanni che di provvedimenti duri ne ha digeriti: “Sembra fatta da mio zio che non capisce nulla di economia”, sono le parole del segretario della Cisl che interviene al presidio dei sindacati davanti a Montecitorio. Ma le critiche a quello che il presidente del Consiglio ha definito il decreto salva-Italia piovono anche da chi quel provvedimento l’ha votato. L’incoraggiamento pieno all’esecutivo arriva invece dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita ad Assisi, e dal leader Udc, Pier Ferdinando Casini.
I sindacati promettono che non daranno tregua a Monti e che la loro protesta proseguirà fino a Natale e anche dopo: “Non ci rassegniamo – promette Bonanni – andiamo avanti e chiediamo di cambiare questa manovra iniqua che è contro lavoratori e pensionati”. Anche per il segretario della Cgil, Susanna Camusso, al decreto mancano i tratti di equità: “Continua ad essere una manovra profondamente squilibrata sulla tassazione del lavoro dipendente, delle pensioni e delle famiglie. Questo è un tratto che va corretto anche per gli effetti recessivi che avrà sul paese in termini di potere d’acquisto, in termini anche di contrasto alla progressiva riduzione dell’apparato produttivo”.
Non solo dai sindacati, ma anche dalle forze politiche – Pdl in testa – che sostengono il governo arrivano le critiche. Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, non nasconde le “perplessità” sul decreto dove è “prevalente l’aspetto costituito dall’aumento della pressione fiscale e dai tagli alla spesa”.Dure le parole del coordinatore del Pdl Ignazio La Russa che spiega: al governo Monti “per adesso abbiamo dato un certificato di sopravvivenza sul quale non c’è scritta la data di scadenza. Può durare ma può anche non durare”.
Dal Pd il capogruppo alla Camera, Dario Franceschini, respinge le accuse di freddezza dei democratici nei confronti del governo: “Temo stia partendo un altro tormentone in cui autorevoli analisti e commentatori, forse per mancanza di coraggio, evitano di chiamare col nome e cognome le forze politiche e le loro responsabilità, facendo di ogni erba un fascio sotto le parole ‘Parlamento’ o ‘Partiti’. Ecco i numeri della nostra freddezza verso il governo o del nostro ‘disagio’: per la manovra i deputati Pd sono stati presenti al 99% alla fiducia e al 97% al voto finale. Tutti a favore. Assenti malati o giustificati”.
Ma nonostante le critiche e le numerose assenze di ieri, per Napolitano con l’approvazione in prima lettura della manovra “il Parlamento ha dato una grande prova”. E Casini gli fa eco: “L’importante è che sia stata approvata. Solo pazzo può pensare che le elezioni siano una soluzione, far cadere questo governo significherebbe fare perdere gli stipendi agli italiani”.
rccq
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