Quasi tutte le piccole e medie aziende della nostra provincia hanno internet, ma poche lo usano per fare qualcosa in più che mandare e-mail. In altre parole: a Varese, come nel resto di Italia, si usa internet per fare quello che si farebbe con carta e penna, senza pensare «in digitale».
Nella consapevolezza che l’innovazione passa dal digitale, Faberlab, l’officina digitale di Confartigianato Imprese Varese, ha organizzato venerdì un incontro su come affrontare, nel settore privato e pubblico, la sfida delle Ict (information e communication technologies). «A Varese, la percentuale di aziende che utilizzano siti internet per l’interscambio di dati e informazioni è inferiore al 30 per cento. Non c’è ancora grande consapevolezza di come condividere dati, erogare servizi, comunicare con i clienti attraverso internet» afferma Mauro Colombo, direttore di Confartigianato Varese.
Nella pubblica amministrazione troviamo scenari diversi, ma mai all’avanguardia. Quasi tutti i comuni, per esempio, oggi hanno un sito internet. Spesso online si può trovare il pdf dello stesso documento che si deve andare a prendere negli uffici; raramente attraverso il sito si può completare una intera operazione come allo sportello.
Solo il 18 per cento delle pubbliche amministrazioni usa davvero internet.
E questo sebbene in Italia la digitalizzazione, sulla spinta del Ministro Brunetta,
abbia interessato il 100 per cento delle pubbliche amministrazioni. «L’obiettivo per cui stiamo lavorando è quello di mettere su un unico sito tutti i servizi della pubblica amministrazione. Ogni cittadino avrà una propria identità digitale con cui accedere ai propri documenti – spiega il deputato democratico Paolo Coppola, presidente del tavolo permanente per l’innovazione e l’agenda digitale del Governo – Un altro pilastro di questa riforma è l’anagrafe unica: un “censimento permanente” dove trovare in tempo reale tutti i dati sulla popolazione. I documenti non dovrebbero più essere conservati, perché sarebbero per sempre online».
La rivoluzione digitale è frenata da fattori tecnici, come la banda larga (23 milioni di italiani non hanno mai avuto accesso a internet). Ma anche dal fattore umano: i dipendenti degli enti pubblici, per esempio sono spaventati di dover cambiare modo di lavorare magari a pochi anni dalla pensione. Il digitale, inoltre, fa rima con trasparenza: «Chi conosce le informazioni accentra su di sé il potere, dare a ognuno la possibilità di accedere alle informazioni fa sparire il potere» continua Coppola. Va da sé che il digitale rappresenta una forma di lotta alla corruzione, a cui c’è sempre qualcuno che si oppone per interesse. Un altro ostacolo sono i costi: «Un comune piccolo come Brebbia spende circa 50 mila euro all’anno per fare manutenzione ai pc» afferma il sindaco Domenico Gioia. E nelle piccole e medie aziende? «Entrare nel digitale presuppone ragionare in digitale ed è questo che spaventa gli imprenditori e le imprese – spiega Davide Galli, presidente di Confartigianato Varese – Con Faberlab Confartigianato ha creato un luogo fisico dove fare cultura digitale».
Eppure il digitale offre numerosi vantaggi, come comunicare in tempo reale l’avanzamento di un ordine. «Prima passavo molto tempo con i clienti a spiegare cosa stavamo facendo, adesso il cliente vede le cose in produzione – dice Galli, che continua – Il digitale dà trasparenza perché consente di vedere le cose che prima non si vedevano».
Inoltre, il web accorcia le distanze: «Oggi si può pensare a una fabbrica differita, producendo lontano – continua Galli – Noi stiamo investendo tanto su questo tema, perché siamo convinti che il futuro delle imprese passi dallo sviluppo dell’agenda digitale».
«Tutto questo va nella direzione di una maggiore competitività – conclude Maria Chiara Gadda, Pd, membro dell’Intergruppo Innovazione del Governo– Non dimentichiamo l’aiuto che il digitale può fornire nella lotta al terrorismo, fornendo alle forze dell’ordine la possibilità di collegarsi a banche dati internazionali».