Cara Provincia, leggo da giorni e giorni notizie e commenti indignati sulla chiusura del Cocoricò. Leggo commenti su internet indignati non tanto sulla morte del ragazzino di sedici anni, ma piuttosto sul fatto che la discoteca debba continuare ad essere aperta. Non sono qui a fare il moralista, ma l’esercito dei populisti italiani si è svegliato ancora: oggi con il Cocoricò, ieri contro i profughi, l’altro ieri contro la bandiera della pace a favore dell’omosessualità. Quello che mi spiace vedere, è che quando qualcuno chiede di far rispettare i propri diritti (ad esempio i gay o profughi sopracitati) vengono aggrediti e massacrati da gran parte dell’opinione pubblica; invece sono sempre pronti a lottare come leoni se si tratta di tenere aperto una discoteca. I problemi dell’Italia sono trovare luoghi dove calarsi le pastiglie oppure garantire i diritti uguali per tutti i cittadini (e non)?
Luca Persico
Varese
Le crociate, per definizione, seguono le mode e si cibano di populismo: chi si indigna per questo, caro signor Persico, perde il suo tempo. Il suo discorso, senza scendere nel particolare degli esempi da lei citati, può essere assolutamente condivisibile. Però poi uno potrebbe obiettare che andare a ballare in una discoteca senza fare nulla di male è un diritto di chiunque abbia voglia di farlo, e allora ecco che siamo daccapo. Il punto è che nei tempi che viviamo, tempi nei quali l’indignazione corre su Facebook e dura lo spazio di un pomeriggio, tendiamo a dimenticarci il rispetto per gli altri.