Avellino, la squadra che rese felice l’Irpinia

Ad Avellino il calcio è una religione: andarci significa fare un pellegrinaggio in un posto speciale, dove lo sport ha riscattato e sollevato un intero comprensorio.

Il Partenio è uno degli stadi più caldi d’Italia: l’ha costruito il compianto Costantino Rozzi all’inizio degli anni ’70, quando sotto la presidenza del discusso Antonio Sibilia i lupi uscirono dalla foresta appenninica ed entrarono nel salotto buono del pallone. Nel ’73 si affacciarono per la prima volta alla serie B, nel ’78 ottengono l’unica, storica promozione in A.

Seguì un decennio in cui, insieme all’Ascoli dello stesso Rozzi, l’Avellino rappresentò la provincia felice. Ottenne salvezze incredibili, spesso all’ultima giornata, mise in vetrina stranieri funambolici (Juary, Dirceu, Diaz, Barbadillo), lanciò talenti veri (Tacconi, Vignola, de Napoli, Colombo), divertì e si divertì.
Scrisse pagine di ogni genere, mirabolanti e drammatiche. Il 13 maggio 1979, ultima di campionato, in trasferta con la Juventus, l’Avellino si salvò recuperando da 3-0 a 3-3 negli ultimi 20’: per gli juventini la famosa partita degli incubi di Alessandrelli, per gli irpini la giornata di grazia di Gil De Ponti, che ne segnò due e fece felice un popolo.

La sera del 23 novembre 1980 l’Irpinia fu sconvolta dal terremoto. Dappertutto morti, feriti, macerie. Il capitano biancoverde, Salvatore Di Somma, oggi dirigente del Benevento, ha raccontato: «Una signora, mentre piangeva i suoi cari, mi disse: “Salvatore, hai visto cos’è successo? Però oggi che bella vittoria che abbiamo fatto…”».
Corsi e ricorsi: quel pomeriggio l’Avellino aveva battuto 4-2 l’Ascoli di Rozzi, più d’uno tornando dallo stadio trovò la fine nel crollo della casa.
L’Avellino ha sempre costruito in casa le sue imprese: al Partenio sono cadute tutte le grandi,

giocare lì è un’avventura anche per i migliori.
Nell’88 la favola finì: retrocessione dalla A e tunnel buio. Tempi da lupi: la società prese l’ascensore tra seconda e terza serie, senza più ritrovarsi neanche solo a lottare per l’Olimpo. Nel 2009 è ripartita dalla D, dopo aver pagato in un’unica rata il dazio dei frequenti problemi finanziari.
La risalita è frutto di due ripescaggi consecutivi (dalla D nel 2010, dalla Seconda divisione nel 2011) e della promozione tra i cadetti di due stagioni fa. L’Avellino si è ormai affrancato dall’aura potente e anche ingombrante di Sibilia, scomparso venti giorni fa a 93 anni.
Lo presiede un biologo, Walter Taccone, suo figlio Max a fa il dg e il consigliere d’amministrazione. L’obiettivo è tornare l’emblema della provincia felix .