La forza delle idee e il dolore di un padre

L’editoriale del nostro direttore per un giorno Ivan Basso

Cari lettori, mi trovo di fronte a voi in questa veste completamente nuova di direttore della Provincia. Strano, per me: abituato a rispondere alle domande e a pormi di fronte ai giornalisti, ora mi ritrovo dall’altra parte.
Non sono qui per caso: con la Provincia di Varese c’è un rapporto di stima e amicizia consolidato. Questo quotidiano attraverso le sue pagine e le sue persone mi ha seguito, mi è stato vicino nei momenti belli come in quelli difficili,

mi ha raccontato con delicatezza e sensibilità. Con il Caio ho scritto un libro, con il Confa che oggi si è fatto da parte per cedermi il suo posto c’è un’amicizia cresciuta nel tempo. Per quanto mi riguarda, sto vivendo un anno molto importante e la giornata di oggi è una delle prime occasioni in cui ho la possibilità di parlare con serenità del mio futuro senza necessariamente dover raccontare il mio passato di ciclista.
Mi sto guardando attorno con occhi nuovi, spogliato dai miei panni di sportivo privilegiato, forte di un entourage che rimbalzava tutto quello che accadeva attorno a me perché il mio unico pensiero era quello di andare forte in bicicletta. Sono in una posizione diversa e per questo più difficile, ma allo stesso tempo molto gratificante che alla lunga mi renderà un uomo migliore: perché ora riesco davvero a fare tesoro delle mie esperienze, anche le più negative, che non ho cancellato ma che sto riuscendo a comprendere come mai avevo fatto.
La mia giornata in redazione è iniziata con una notizia drammatica e inaccettabile: quella della morte di un ragazzo, uno di Varese. Ho pensato che le uniche parole giuste le avrebbero potute dire solo Davide e Fabrizio, due padri che recentemente hanno perso due figli, anche loro ragazzi di diciotto anni. E così è stato, con loro che hanno detto la cosa più vera: «Ora non servono le parole, serve solo la vicinanza».
In redazione si è poi parlato di politica: logico, visto che ci troviamo a pochi mesi dalle elezioni comunali e che quindi, di politica, sta parlando tutta la città.
Se non dicessi la mia, verrei meno al mio impegno nei confronti dei lettori della Provincia. Il clima di conflitto non istruisce e non genera mai entusiasmo, e tutto ciò non porta idee. Questa è una regola dalla quale non si scappa, che vale nello sport ma non solo: questo vale in famiglia, in una squadra, nel lavoro, in azienda e credo anche in politica. La mia terra è questa e io sono varesino, ed per questo che amo Varese. In una città come Varese contano le persone e la loro storia personale: gli ideali di ognuno vanno rispettati, ma il “fare” e il “come fare”, nei tempi e nei modi giusti, portano risultati che restano nel tempo.
Perché Varese è una città a misura d’uomo, dove l’uomo conta.