– Sarebbe davvero un bel colpo portare a Volandia il DC9 che nel 1982 riportò a casa i vincitori del Mondiale. Quello che vide giocare la partita del secolo. E non parlo dell’indimenticabile 3 a 1 sulla Germania, con il colpo di testa di Rossi, le urla di Tardelli, il sigillo di Altobelli. No, parlo della partita a carte tra Mister Bearzot, il capitano Zoff, Causio e il presidente della Repubblica Pertini. Un breve volo che,
partito dalla Spagna, è atterrato nella Storia: del costume, della cultura popolare, dello sport, di una memoria collettiva cementata da quei gol, da quelle risate, da quella atmosfera casalinga e genuina. Così come l’immaginario americano guarda alla fine degli anni Cinquanta come all’innocenza perduta, prima del delitto Kennedy e prima del Vietnam, l’Italia guarda a quella partita a carte come a un Paese diverso, più ingenuo, ancora in pace con se stesso e con la propria coscienza.
La Coppa alzata da Zoff e compagni, il Capo dello Stato che esulta e che poi trascorre un paio d’ore spensierate con gli azzurri, ci fanno accarezzare una pacificazione che come Paese non siamo mai riusciti ad afferrare. La tempesta di Mani Pulite non aveva ancora smascherato le magagne della politica, le stragi di Capaci e Via D’Amelio non ci avevano ancora trasmesso un senso di sconfitta e di impotenza davanti alla Mafia, le ruberie e l’inconsistenza non ci avevano ancora mostrato il ghigno satanico della Casta. E i cicloni a getto continuo sui fallimenti, i debiti, le scommesse e le varie Calciopoli, non ci avevano ancora sporcato lo sport più bello del Mondo.
Se il Museo del Volo riuscirà davvero ad esporre a Somma Lombardo quel DC9, faremo la fila per ammirarlo. Sarà come guardare uno specchio deformato, nel quale si riflette l’Italia delle favole. Quelle che nessuno ci racconta più.