Come difendere i propri risparmi dalla paura di un default o, ancor, peggio dall’incubo di una truffa finanziaria propriamente detta? Ma, ancor prima: come diventare consapevoli del perché, nel gestire i propri risparmi, si finisce per commettere errori?
Non si tratta di domande a caso se è vero che – in una recente ricerca della Consob – emerge che solo il 6% dei risparmiatori è veramente consapevole del ruolo che le emozioni giocano nelle scelte di investimento. Eppure è dimostrato come ciò accada e, spesso, gli errori nella gestione dei risparmi nascono proprio da “trappole mentali”.
Ne è convinto chi, da anni, si occupa di finanza comportamentale e getta uno sguardo sui meccanismi di “pancia” che finiscono per condizionare le scelte anche quando si tratta della gestione del proprio gruzzoletto. , amministratore delegato di Gam (Italia) Sgr, una delle maggiori società mondiali che si occupa di gestione patrimoniale, non ha dubbi e lo ribadisce intervenendo a Gallarate, ad un incontro programmato all’interno della manifestazione Terra, Arte e Radici.
«Ci sono le trappole mentali che possono indurre a cattiva valutazione –
dice Cervellin – per come le informazioni ci vengono fornite e per il clima in cui noi le cogliamo. Ma anche l’emotività gioca un ruolo fondamentale, quando il nostro cervello si attiva solo in parte, nella sua sfera meno razionale e più istintiva». E poi vi è il vizio capitale che un investitore può commettere, che è quello della eccessiva fiducia in se stesso. «In inglese si parla di overconfidence – dice ancora Cervellin – per indicare un comportamento che porta a correre rischi troppo elevati».
Cosa conviene fare se si ha intenzione di far fruttare i propri risparmi? I tre pilastri indicati sono presto detti. «Occorre affidarsi a persone esperte – risponde Cervellin – perché l’obiettivo è quello di far in modo che i propri risparmi rendano senza che si corra un rischio eccessivo». Ed ecco allora che se è vero che fino a Bot e Btp il risparmiatore medio si orienta e riesce a comprendere dove sta andando, i problemi cominciano laddove si presentano prodotti più o meno “esotici” e dai nomi altisonanti.
«Già laddove sono proposti ad esempio fondi di investimento – spiega – occorre essere ben consigliati circa il prodotto che si va ad acquistare, alla sua composizione e a ciò che sta dietro».
Altro tipico errore dell’investire è la scarsa capacità a pensare sul medio e lungo periodo e di puntare lo sguardo su quello che accade qui ed ora, prendendo decisioni errate. «L’orizzonte temporale breve – dice Cavallin – induce a commettere errori banali come quello di ingolosirsi e comperare quando un prodotto rende bene e venderlo quando perde». Le cose stanno esattamente al contrario, ma l’emotività è il fattore che guida questo tipo di scelta. «È un po’ come se non si approfittasse dei saldi – spiega – ma come per i saldi occorre stare attenti a ciò che si acquista».
Il terzo consiglio chiama in causa il buon senso, rafforzato per molti dalla memoria di ciò che accadde agli inizi degli anni 2000 con la bolla delle cosiddette dot-com.
«Allora bastava parlare di società legate al mondo dell’informatica e nuove tecnologie per spingere gli investimenti: chi non aveva diversificato i suoi investimenti rimase vittima della bolla».