Vendola mattatore a Tradate «Io e il Trota? Siamo diversi»

TRADATE Questa mattina il governatore della Puglia Nichi Vendola ha incontrato gli elettori del centrosinistra di Tradate in una Villa Truffini stracolma di gente, per sostenere la campagna elettorale di Laura Cavallotti, la candidata sostenuta da Sel, Pd, Idv e dalla lista civica Partecipare insieme per Tradate. 
Vendola nei panni del mattatore ha parlato per un’ora abbondante, spaziando da temi locali a temi nazionali, passando per i guai giudiziari che lo riguardano.
E proprio le vicende giudiziarie di Vendola sono state alla base di un attacco da parte di un anonimo gruppo di accusatori che nottetempo hanno coperto i manifesti che annunciavano l’evento

di ieri con la scritta: «Indagato». Un lavoro meticoloso, compiuto a tappeto su tutti i manifesti affissi in città.
Il coordinatore di Sel Francesco Liparoti condanna l’episodio: «Quelli che questa notte si sono permessi di scrivere sui nostri manifesti, con questo gesto dicono chiaramente che hanno paura di questa competizione elettorale: saranno denunciati».
Entrando nel vivo della querelle elettorale, Vendola ha tracciato il quadro della situazione, esortando la Cavallotti e tutti i candidati delle sue liste a guadagnarsi la vittoria, dimostrando impegno e amore per il territorio e per la sua gente. Un amore e un’attenzione che secondo Vendola devono passare per la crescita urbanistica zero, con l’attenzione vera ai giovani alle donne, ai disabili e agli anziani. Vendola ha predicato un Comune attento al sociale, attento alle esigenze reali.
Il leader di Sel non ha mancato di parlare del fenomeno Lega Nord, rifiutando però di vedere appaiate le questioni che lo riguardano a quelle leghiste: «Non siamo tutti nello stesso mazzo – ha detto – io e il Trota non siamo sullo stesso piano». Dopo aver spiegato le indagini che lo riguardano, ha concluso: «Ho fiducia e rispetto per la magistratura, anche quando mi fa male, e risponderò a tutte le domande che mi verranno rivolte e mi difenderò nei processi da privato cittadino».
Poi ha puntualizzato: «Nessuno mi ha dato soldi, nessuno ha finanziato il mio partito. Queste cose non esistono nemmeno come ipotesi di reato». Passando poi alla questione leghista: «Lo scandalo che hanno fornito la Lega non sono ipotesi accusatorie, ma sono fatti acclarati. La Lega ha costruito tutta la propria narrazione sull’immagine di un sud legato al parassitismo, al “tengo famiglia” e al denaro facile. Si è ritrovata nella saga della famiglia Bossi a mettere insieme tutti quegli elementi che venivano denunciati a proposito del mezzogiorno d’Italia. Il romanzo popolare della Lega è stato stracciato».
Infine, a chi gli ha chiesto come si fa a vincere l’antipolitica, ha risposto: «Senza affidarsi agli uomini della Provvidenza e senza seguire le sirene del populismo, ragionando e partecipando. I cittadini hanno un solo modo per costruire la buona politica: vivendola in prima persona; altrimenti rischiano di essere sempre manipolati e usati».
Alessandro Madron

s.bartolini

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