C’è soddisfazione e quasi una nota di entusiasmo tra le imprese tessili varesine che in questi giorni hanno portato i loro prodotti a Milano Unica, il salone italiano del tessile che chiuderà oggi dopo tre giorni di esposizione e tanti incontri: 353 le aziende espositrici, di cui 64 di altri Paesi europei, a cui si aggiungono 34 aziende presenti nell’Osservatorio Giappone, per un pubblico qualificato proveniente da tutto il mondo.
Una quarantina le imprese del nostro territorio presente al salone.
«Già la prima giornata, subito dopo l’inaugurazione è andata molto bene» racconta Marina Ferrario dell’azienda Angelo Ferrario Tessile di Gallarate, «c’era molta gente, si percepiva un certo entusiasmo: che speriamo non sia solo un fuoco di paglia».
Complici forse le previsioni per il mal tempo, la prima giornata di Milano Unica ha portato tantissimi visitatori: «Abbiamo raccolto buoni contatti, c’erano davvero molti visitatori, tanto che abbiamo dovuto saltare il ricevimento previsto alla sera perché avevamo persone fino alla chiusura».
Ottima sensazione confermata anche dalla 3C Company di Cassano Magnago che, spiega l’azienda, «ci ha portato a raccogliere davvero tanti contatti, parecchie offerte, siamo molto soddisfatti».
E anche ieri, nonostante il tempo,
la gente era tanta: alcune imprese hanno persino finito i cataloghi a disposizione, dovendo provvedere all’ultimo al riassortimento. Soddisfatte anche le tante imprese di ricami del nostro territorio che hanno percepito in Milano Unica «un interesse del tutto nuovo nei prodotti italiani realizzati con tutta la qualità e la creatività del vero made in Italy».
Le imprese però sono ancora prudenti «mi sembra presto parlare di ripresa – sottolinea Marina Ferrario – è vero che c’è interesse per i nostri prodotti, ma ormai il tessile italiano è fatto di un artigianato per pochi». I pochi che sono rimasti e hanno saputo specializzare le loro produzioni.
Eppure i dati emersi proprio nei giorni di Milano Unica sono sorprendentemente buoni: il fatturato complessivo del settore, nel 2014, è tornato sopra gli 8 miliardi di euro, facendo registrare un incremento del +3,8%.
Un risultato determinato anche dalla ripresa della domanda interna, in crescita del +4,4%: dato, quest’ultimo che interrompe un ciclo pluriennale che ha portato il tessile in continua discesa.
Secondo i dati elaborati dal centro studi del Sistema Moda Italia si tratta di una crescita che caratterizza tutti i comparti, tranne quello cotoniero, con il settore laniero che concorre per quasi il 40% al fatturato complessivo. Da ultimo, ma non meno importante, si è quasi fermata l’emorragia occupazionale: il settore ancora non assorbe nuovo personale ma, almeno, ha smesso di perdere addetti.
E meno male: dal momento che, secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio di Varese, sulla base dell’analisi quinquennale Smail, il settore tessile, tra il 2008 e il 2013, è quello che nella nostra provincia ha perso più addetti: -24%, quasi un quarto del totale del tessile, abbigliamento e calzaturiero, che è così passato da 19.300 addetti a 15.500. Un’emorragia però, confermano le sigle di settore del sindacato varesino «sta rallentando: c’è meno ricorso agli ammortizzatori e qualche sporadico nuovo inserimento».
Buono poi secondo i dati Sistema Moda, a livello nazionale, il dato sull’export che cresce del 3,3%, con un valore di 4,4 miliardi di euro.
Ci sono però cambiamenti significativi rispetto ai Paesi di destinazione: i buoni risultati di Usa (+ 10%) ed Europa (tranne la flessione di Germania -3,4%, che rimane comunque il primo mercato, e quella più leggera di Francia -1,9%), compensano ampiamente i cali significativi di Cina (-9.6%), Hong Kong (-11,9%) che assieme però restano il secondo mercato di sbocco delle esportazioni tessili italiane. Le esportazioni vedono al primo posto i tessuti a maglia seguiti dai prodotti lanieri, soprattutto pettinati.