«Questa legge ce l’ha chiesta la gente». , capogruppo in Regione Lombardia della Lega Nord, ha spiegato così venerdì sera a Gallarate la genesi della norma cosiddetta “anti-moschee”.
Legge regionale di recente approvazione che rende molto difficile, se non impossibile, l’apertura di nuovi luoghi di culto. A cominciare da quelli islamici. «Ultimamente – ha spiegato partecipando ad un incontro in sala Impero – c’è la corsa di molto sindaci lombardi, tutti di sinistra, alla costruzione di una moschea».
Non fa eccezione Gallarate: da una parte il Comune ha individuato due spazi per luoghi di culto, a Sciarè e a Madonna in Campagna, dall’altra la comunità islamica chiede da tempo una soluzione definitiva per la preghiera. «Se si trattasse solo di pregare – ha precisato Romeo – nessun problema».
Il fatto è, ha aggiunto, che «nelle moschee si fa anche politica». E, come nel caso degli imam espulsi dal territorio nazionale, «si predica l’odio verso l’occidente, i nostri valori e tradizioni. E si reclutano persone per il terrorismo».
Per questo, in assenza di una norma nazionale, è intervenuta la Regione. «Noi non vietiamo la costruzione di luoghi di culto. Ma abbiamo deciso di fare in modo che i sindaci non si sognino di costruirli senza determinate regole». A cominciare da un referendum consultivo da indire prima di autorizzare il progetto. Quindi una serie di “paletti” urbanistici.
Inoltre «le confessioni che non hanno un’intesa con lo Stato (tra cui gli islamici, ndr) avranno necessità di un parere preventivo da parte di una consulta regionale». Chiamata a valutare se sul territorio ci sia una «presenza diffusa» di fedeli e se «vengono rispettati i principi costituzionali».
Fin qui la normativa approvata dal Pirellone. Le ragioni per le quali il Carroccio gallaratese l’attendesse con ansia le ha spiegate il segretario cittadino . «A Gallarate l’Islam
ha due facce: una è quella pubblica delle associazioni culturali che vanno a braccetto con il prevosto e il sindaco, fortemente politicizzate».
L’altra è quella che riempie le cronache: dalla cellula jihadista scoperta nel 2003 in via Dubini al recente caso del reclutatore dell’Isis espulso dall’Italia che, almeno sulla carta, risiedeva in città.
«Siamo gli unici ad avere una consulta islamica (in realtà consulta degli stranieri, ndr): in questa sala l’ascensore è rotto, uno dei due bagni è guasto ma l’amministrazione pensa a integrare i musulmani». Appunto prevedendo due spazi per il culto nella variante Pgt. I padani nostrani, sonopronti alla battaglia in consiglio comunale.