– Le ultime due domande riguardano il basket, perché discernere della nobile arte dei canestri con una persona trasversale agli ultimi 50 anni di basket varesino assume valore di un piacere più che di dovere professionale.
Per il resto il Toto Bulgheroni dell’intervista di oggi è un semplice cittadino – un cittadino che il 5 giugno prossimo adempierà al diritto-dovere di votante – a cui abbiamo chiesto un parere sulle imminenti elezioni amministrative e su tutto ciò che ad esse concerne. Sogni, speranze, critiche, suggerimenti, viatici sulla Varese che si appresta a cambiare governo: una chiacchierata che cerca di dipingere il domani, partendo da un concreto tratteggio dell’oggi.
Un po’ arida a dire il vero: mi aspettavo – e mi aspetto ancora visto che mancano tre settimane al voto – qualcosa di più concreto, sia a livello di programmi che di intenzioni. La polemica fine a se stessa e i parapiglia non mi sono mai piaciuti: meglio che ciascun candidato pensi ad affermare decisamente quello che vuole fare.
Mi piacerebbe che qualcuno pensasse a Varese più a lungo a termine, provando a regalarle sogni e speranza. Ci vorrebbe un candidato che riuscisse a intravedere la città che ci sarà fra dieci anni, andando anche oltre le questioni note a tutti come la sicurezza, la pulizia, i parcheggi e la viabilità… Io, tuttavia, non sono un politico e immagino che farlo non sia facile.
Mi piacerebbe che la mia città trovasse una destinazione ben precisa: oggi è difficile identificare una vocazione per Varese. Le critiche esagerate non rispondo al vero, perché abitiamo un luogo complessivamente ben vivibile: però quello che manca sono forse dei servizi sociali che ci contraddistinguano un poco di più. Faccio un esempio.
Ultimamente, a causa di piccoli guai di salute, ho frequentato l’ospedale. Non nego di aver trovato tante persone gentili e disponibili, ma nonostante ciò mi sono sentito un po’ perso. Io poi ho la fissa dello sport e ritengo che esso possa essere un viatico per risolvere tanti problemi.
In un’epoca come quella attuale in cui la nostra società sta diventando sempre più multiculturale, lo sport può essere quella molla che serve a unire, invece di dividere. E parlo soprattutto dello sport per i più piccoli, gli unici che possono trasmettere la loro assenza di pregiudizi ai grandi. Varese è terra di grandi discipline e non parlo solo del basket o del calcio: c’è tutto un mondo che può aiutare lo sviluppo di questa città.
Capisco che ci possano essere ostacoli di tipo economico, ma ci vuole fantasia, ci vuole innovazione. Si possono coinvolgere i privati, basta che ad essi venga assicurato il giusto ritorno.
Sono tre persone che, per vie diverse, ho avuto la fortuna di conoscere e apprezzare. Che si battano sulle idee e che vinca chi meglio riesce a convincere gli elettori.
Sogno un’amministrazione snella, rapida, con le competenze giuste messe nei posti giusti. Un’amministrazione che renda più fluidi i meccanismi della burocrazia. Il nuovo governo cittadino deve dare un segnale di efficienza, spero che chi andrà al potere possa portare dei fatti in questo campo
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Riguardo al primo mi auguro che vengano prese altre soluzioni: meglio una navetta che parta dallo stadio, dove di parcheggi ce ne sono in abbondanza. Il Sacro Monte e il Campo dei Fiori sono due dei luoghi più belli che abbiamo: coloro che non sono disposti a raggiungerli a piedi o in bicicletta, come molti invece fanno, siano invogliati ad abbandonare la macchina da un trasporto pubblico che funziona.
Insisto con lo sport: i malintenzionati li sposti facendo degli impianti sportivi. Campi da basket, calcetto, pattinaggio, pallavolo, bocce (ne mancano a Varese): porterebbero in piazza della Repubblica il meglio dei ragazzi. La stessa Milano ha seguito questa strada ed è una metropoli che ha problemi ben più grandi di una Varese. Parco Sempione è un esempio: la gente ora ci va a correre e a giocare a pallacanestro. Lo so che torno sempre allo stesso punto, ma davvero vedo lo sport come la panacea di parecchi mali.
E’ una persona che stimo. Ho letto che Cappellari afferma che Coldebella non abbia la stessa esperienza che aveva lui quando è arrivato a Varese: questo è vero. Ma i precedenti a Caserta, Treviso e nella Lega Nazionale Pallacanestro hanno fatto emergere le sue qualità. Ritengo possa essere un passo importante per Varese: da giocatore era serio e grintoso e penso lo possa essere anche da dirigente.
Ringrazio chi mi ha più volte citato per quel ruolo, ma avrei preferito che mi chiamasse prima di farlo: gli avrei detto subito di no. Ciò non toglie che ho sempre espresso la mia opinione a tutti coloro che mi hanno chiesto pareri e consigli e l’ho fatto spassionatamente e senza nessun secondo fine. E solo quando mi è stata richiesta. Non amo la figura del “padrino”: non l’ho mai fatto e mai lo farò.