Sarebbe molto più bello se a scrivere questo articolo fossero gli alunni di quinta elementare che frequentano la scuola Marconi di Bizzozero. Sicuramente, fossero loro davanti alla tastiera adesso, racconterebbero come hanno trovato davvero la nostra, che poi è la vostra, redazione di via Marcobi durante la visita di ieri mattina.
Quella che abbiamo vissuto noi è stata una forte emozione. I più agitati, infatti, erano proprio giornalisti. Primo tra tutti Francesco Caielli che dietro le quinte diceva: «non so cosa raccontare a questi ragazzi», ma che poi ha fatto da Cicerone per più di un’ora portando gli alunni a immedesimarsi nel mestiere del giornalista. Un mestiere che richiede di coltivare relazioni e tanta curiosità, «e che è il più bello del mondo». «Non credete ai giornalisti che vi dicono il contrario. Forse vogliono tenere il lavoro tutto per loro – ha detto Caielli – Quando sentite un giornalista dire così, rispondetegli: “adesso largo ai giovani”».
Quando è arrivata la notizia della fattoria di Azzate che ha preso fuoco, portata dal fotografo Enrico Scaringi che era stato sul posto, i bambini hanno potuto sentire davvero l’odore del fumo (i vestiti di Enrico l’avevano assorbito) e assistere in diretta alla creazione di una notizia web. Hanno visionato il timone del giornale che è in edicola oggi, ancora vuoto, con tanti spazi da riempire. E si sono divertiti a “cucinare” una pagina, imparando termini tecnici, come “battute”, “spalla”, “catenaccio”, “occhiello”, “sommario”. Fino a immedesimarsi nella paura più grande per un giornalista: quella del «buco», ovvero della notizia che ha solo la concorrenza. Caielli ha spiegato anche i tempi del mestiere: il giornalista finisce tardi alla sera, lavora sabato e domenica, è spesso lontano da casa ed è proiettato al domani, anche perché sulla pagina di un giornale la parola oggi si usa per raccontare quello che accadrà il giorno successivo.
Il giornalista, inoltre, lavora seguendo le direttive del «direttore responsabile»: per la Provincia di Varese è Andrea Confalonieri, che ha imparato a leggere e scrivere proprio alla Marconi. Il «datore di lavoro» invece è il lettore, colui «a cui non possono essere raccontate bugie altrimenti, se perde la fiducia, non legge più il giornale». Alla domanda «chi vuole fare il giornalista?», all’inizio dell’incontro, hanno risposto due bambini. Alla stessa domanda, alla fine, hanno alzato la mano in quattro.
Grazie a chi ha ascoltato con interesse. A chi è rimasto in punta di piedi per diventare più alto e avere una visuale migliore. Grazie alle maestre Lucia Caldarone, Cinzia Galeandro e Ivana Ciao che hanno voluto venire a trovarci. Grazie ai bambini che hanno rinnovato il nostro entusiasmo con il loro, al ragazzino che con una sola occhiata ha trovato un refuso in un articolo. Grazie al futuro carabiniere che ci ha fatto una domanda difficile: «Come fa il giornalista a ricostruire quello che è successo se le forze dell’ordine hanno ricevuto l’ordine di non dire nulla?».
Mentre spiegava i trucchi del mestiere, Caielli ha detto: «il giornale non deve diventare un diario personale in cui raccontare le proprie esperienze». Questa invece è proprio una pagina di diario. Facciamo un’eccezione per ricordare quella che per noi è stata una mattinata speciale, diversa da tutte le altre. Tutte le volte che vorrete tornare in via Marcobi ragazzi sarete i benvenuti, questa è anche la vostra redazione.