– C’è ancora una chance per la pace in Ucraina. «Una lunga conference call» ha avuto luogo ieri mattina tra Angela Merkel, François Hollande, Vladimir Putin e Petro Poroshenko. I leader di Germania, Francia, Russia e Ucraina – ha confermato Berlino – hanno concordato di ritrovarsi mercoledì a Minsk nel “formato Normandia” e di «continuare a lavorare a un pacchetto di misure nel quadro degli sforzi per una soluzione globale del conflitto nell’Est dell’Ucraina».
Una notizia confermata, con molta cautela e qualche condizione, anche dal presidente Putin, che ha messo un freno a ogni aspettativa eccessiva. «Ci vedremo mercoledì se riusciremo a metterci d’accordo su alcuni punti sui quali abbiamo intensamente discusso negli ultimi tempi», ha detto.
Ma il leader del Cremlino ha specificato che parteciperà all’incontro solo «se entro quel giorno si riuscirà a concordare su certe posizioni». «Il piano, discusso a Washington, di fornire armi a Kiev potrebbe avere conseguenze imprevedibili e minare gli sforzi per una soluzione politica alla crisi ucraina»,
ha detto invece il capo della diplomazia russa, Serghiei Lavrov, incontrando sabato a Monaco il segretario di stato Usa John Kerry, si legge sul Facebook del ministero degli esteri russo.
Le dichiarazioni di Lavrov sono in linea con quelle di Putin di venerdì: «Noi non faremo guerra a nessuno, noi collaboreremo con tutti» aveva detto il leader russo all’indomani dell’incontro con Hollande e Merkel. Intervenendo a una conferenza delle associazioni sindacali a Sochi, il presidente ha però avuto parole dure contro quello che ha definito «un chiaro tentativo di bloccare il nostro sviluppo».
Intanto, dopo i frequenti contatti e il lavorio diplomatico degli ultimi giorni, le riunioni preparatorie di Minsk proseguiranno oggi a Berlino, a livello di vice ministri degli Esteri dei quattro Paesi coinvolti. domani, invece, sempre nella capitale bielorussa, siederanno attorno a un tavolo «i firmatari degli accordi di Minsk», il Gruppo di contatto formato dai rappresentanti di Osce, Mosca e Kiev, nonché da una delegazione dei separatisti filorussi attivi nell’Est dell’Ucraina Un lavoro che servirà a «preparare le condizioni e i temi sostanziali» su cui i capi di Stato, mercoledì, dovranno trovare un accordo definitivo.
Ci aspettiamo che la riunione di Minsk «porti un immediato e incondizionato cessate il fuoco bilaterale nel Donbass», ha detto ieri il presidente ucraino Petro Poroshenko.
Una speranza, quella di una soluzione negoziata della crisi, condivisa anche dagli Stati uniti e dall’Unione europea. Washington continua a valutare «un aiuto supplementare, di tipo economico e in altre forme» all’Ucraina, ma per bocca del segretario di Stato John Kerry ha ribadito che «non esiste una soluzione militare» alla crisi. L’unica via di uscita, ha insistito Kerry, è «politica, diplomatica».
Gli Stati uniti hanno lanciato ieri anche un appello ai belligenranti nell’Est dell’Ucraina affinché diano prova di moderazione, temendo che «i combattimenti intensi» a Debaltseve e nei pressi di Mariupol «possano far deragliare gli sforzi diplomatici in corso». «Chiediamo a tutte le parti di astenersi da azioni (militari, ndr) che possono far fallire gli sforzi diplomatici in corso», ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Jen Psaki «Restiamo preoccupati per i violenti combattimenti di oggi a Debaltseve e Mariupol, e per le indiscrezioni di stampa su nuovi convogli russi nell’Est dell’Ucraina», ha aggiunto il diplomatico statunitense.
Analoga la posizione espressa dall’Alto rappresentante Ue per la Politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini. «Non sappiamo se i nostri sforzi avranno successo ma abbiamo l’obbligo di provarci», ha spiegato Lady Pesc, «perché sappiamo che non ci sono alternative a una soluzione diplomatica della crisi». Mogherini non ha nascosto di essere «molto preoccupata delle relazioni dell’Ue con la Russia».
Bruxelles ha messo in campo una mediazione per alleggerire la “pressione economica” sull’Ucraina con un’assistenza finanziaria aggiuntiva di 1 miliardo e 800 milioni di euro ma, ha sottolineato Mogherini, «bisogna fare di più».