Italia/ Newsweek: Troppo grande per fallire, non è Grecia

New York, 25 lug. (TMNews) – In un articolo pubblicato oggi, il settimanale americano Newsweek si occupa ampiamente dell’Italia e della crisi economica del paese, sostenendo che “l’Italia è venale, ma non è la Grecia”. La giornalista , Rosemary Righter sottolinea che i dubbi dei mercati sulla possibilità dell’Italia di finanziare i suoi 1.900 miliardi di euro di debito pubblico sono stati innescati dalla crisi greca e dal duro confronto tra Germania e Banca centrale europea “su come risolvere la crisi di insolvenza senza dichiarare il default del Paese ellenico”. Ma, afferma Righter, “l’economia italiana è certamente troppo grande per fallire”.

“Non si capisce perché a essere sotto osservazione debba essere l’Italia e non la Spagna. Per quanto sconcertante sia il livello di debito pubblico su Pil (119 per cento) dell’Italia, questo è solo marginalmente superiore ai livelli dei decenni passati ed è in larga parte finanziato da investitori privati locali”, scrive Newsweek che nota inoltre come “il Paese gode della presenza di un ministro delle Finanze, Giulio Tremonti”, definito “uno spilorcio (sic) che ha sempre fatto di tutto per tenere il bilancio primario in surplus”.

Ciononostante, Newsweek non ignora i problemi sistemici che affliggono Roma: la crescita economica pari a zero negli ultimi vent’anni; la perdita di competitività da quando, un decennio fa, è stata lanciata l’unione monetaria; e la popolazione sempre più vecchia. Ma – afferma Righter – questi dati devono essere accolti con “scetticismo: il Paese non si sente povero. . .e ci sono valide ragioni per questo”.

Oltre ad avere “banche più in salute dal punto di vista del capitale di quelle spagnole”, a non avere una bolla immobiliare come quella iberica e ad avere un tasso di disoccupazione (8%) nettamente inferiore a quello spagnolo (21%), l’Italia ha una florida economia sommersa. Le statistiche ufficiali sostengono che questa ammonti a 16 per cento del Pil ma – nota Righter – “una stima del 27 per cento è più verosimile”. Mentre il tasso di produttività nazionale è distorto dal settore pubblico, che risente di quella che il giornale definisce una massiccia presenza sindacale, nel privato “devi essere efficiente per sopravvivere”.

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