Malnate celebra il “ghisa” Renè Burbero ma dal cuore buono

È in pensione ormai da 18 anni, ma a Malnate il popolo del web non ha dimenticato , mitico vigile urbano tra gli anni Settanta e Novanta. “Renè”, com’è chiamato affettuosamente da molte delle persone che lo conoscono, è stato anche citato nel gruppo di Facebook “Sei di Malnate…se”. Tanto per chiarire quanto è alta la sua popolarità in paese, un utente del social ha scritto “Se non ti ricordi del vigile Renè non sei di Malnate”.

Un guascone in divisa

Un guascone, una simpatia contagiosa, ma anche un grande attaccamento alla divisa che ha indossato per 26 anni di servizio a Malnate. «Ho sempre messo davanti la mia professionalità e il mio senso del dovere – dice – alla mia incolumità personale. Fa piacere che ci sia ancora qualcuno a Malnate che si ricordi di quando facevo il vigile». Gigli divenne vigile urbano a Malnate il 15 luglio del 1970 e andò in pensione il primo aprile del 1996. Burbero in apparenza, ma poi basta un attimo per farlo sciogliere ottenendo in cambio battute a raffica e vecchie storie, dai risvolti anche divertenti, di una Malnate che non c’è più. Anche Gigli è un pezzo di quella storia, un tassello di un patrimonio collettivo che ancora oggi è ricordato con affetto.

“Renè” non è un malnatese doc, essendo nato a Numana in provincia di Ancona (il 19 marzo compirà 71 anni) ma dal 1962 vive a Malnate e anche grazie al lavoro che ha svolto sul territorio è diventata una figura riconosciuta tra le generazioni che si sono avvicendate in quasi un trentennio di servizio. Per lui, ex parà dei Carabinieri del Battaglione Livorno, è diventato facile entrare in sintonia con la città. Gigli era un vigile in prima linea: «Una delle operazioni che ricordo con più affetto è quando ho bloccato da solo quattro ladri albanesi in un bosco. Stavano smontando un’auto che avevano appena rubato. Li ho fermati con argomenti convincenti – sorride – e con gentile fermezza».

Amarezza e ricordi lontani

Ma di storielle da raccontare il “ghisa” più popolare di Malnate ne avrebbe da raccontare una sfilza: «Un’altra volta – racconta – mi sono fermato due ore a curare un ladro di autoradio. Appena stava scassinando la macchina per rubare sono intervenuto e l’ho bloccato». Ma c’è anche un pizzico di amarezza quando racconta la Malnate degli anni Ottanta: «L’uso di sostanze stupefacenti – racconta – portò almeno un cinquantina di bravi ragazzi al cimitero. Tanti giovani che morirono per colpa di overdose e dell’Aids. Questi ragazzi avevano un lavoro, in una Malnate operaia e operosa, fino all’arrivo di queste maledette sostanze».

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