L’azienda paga per tutti? Sì, ma prevenire si può

IL CASO - L’impresa può essere sanzionata se all’interno qualcuno commette reati nell’interesse della società stessa

Si chiama Modello 231: un concetto difficile sulla carta ma uno strumento sempre più importante nella gestione della vita delle imprese che negli scorsi giorni è stato spiegato in un incontro organizzato da Spi, Servizi & Promozioni Industriali, società di servizi dell’Unione Industriali di Varese.
«Quando abbiamo deciso di affrontare il tema del Modello 231 con Spi, l’abbiamo fatto con la consapevolezza che di fronte a questo tipo di novità legislative ci si può approcciare in due modi: o quello negativo che si ferma alla critica di una giungla di adempimenti o quello positivo,

che sceglie di cogliere le opportunità che lo strumento offre all’impresa. Abbiamo voluto scegliere il secondo» spiega Elvio Mauri, amministratore delegato di Spi.
In pratica il Modello di organizzazione, gestione e controllo normato dal decreto legislativo 231/01 è uno strumento tutto made in Italy che per le imprese introduce una tutela, disciplinando in maniera organica processi interni e responsabilità.

In pratica si tratta della disciplina della responsabilità amministrativa delle società e in base a questa responsabilità le imprese possono essere ritenute responsabili, e conseguentemente sanzionate, se al suo interno amministratori, dipendenti, partner, commettono o tentano di commettere una serie di reati nell’interesse o a vantaggio della società. Detto in altri termini: meglio prevenire che curare.
Ma nella pratica in azienda come si attua? Con semplicità, stando ai casi Mazzucchelli 1849 e Tigros. «Dobbiamo porci delle domande» ha spiegato Alberto Bianchi, General Manager della Mazzucchelli 1849 all’incontro organizzato da Spi, che ha portato l’esperienza della storica azienda di Castiglione Olona, leader mondiale nella produzione e distribuzione del materiale plastico usato per la produzione di occhiali.
«Se venissimo indagati, saremmo in grado di sostenere che l’azienda ha fatto di tutto per evitarlo e, soprattutto, possiamo dimostrarlo? Se la risposta è sì vuol dire che abbiamo un buon sistema, altrimenti diamoci da fare».
«Mazzucchelli si è mossa da tempo in questo senso: la scelta di adottare il Modello è partita dal Cda, poi è stato identificato un responsabile di progetto, con la convinzione che la responsabilità diffusa è fallimentare. È stato poi cercato un Organismo di Vigilanza esterno all’azienda con un punto di vista sopra le parti: il consiglio anche per le imprese piccole è di cercare l’aiuto di chi ha le competenze adeguate.
Non ultimo è stato chiesto il coinvolgimento di tutti i livelli della struttura: il motto è costruire dal basso, guidare dall’alto. Alle imprese serve presenza, sistema e formazione non una nuova forma di controllo». Anche Tigros è partita da tempo con l’adozione della 231: «Per noi l’adozione del Modello ha dato come risultato una maggiore consapevolezza a partire dai manager» ha spiegato Giovanni Slavazza H.R. di Tigros, che oggi conta oltre 60 punti vendita.

A fronte di una realtà aziendale così complessa, ha aggiunto Slavazza «abbiamo applicato in maniera semplice la normativa rifacendoci al contratto nazionale del lavoro senza aggiungere nulla».
«I vantaggi in termini di sicurezza, ma anche di immagine nei confronti del mondo esterno, sono notevoli, ma in pratica abbiamo semplicemente applicato e messo a sistema processi che c’erano già, anche attraverso aiuti esterni professionali, tra cui quello di Spi. Questo processo, che prevede anche un Organismo di Vigilanza, converge nel progetto ‘Sicuri per mestiere’ messo in campo con Inail per migliorare i comportamenti in tema di sicurezza per i lavoratori e rinforzare la cultura della sicurezza: obiettivo zero infortuni. I metodo è stato quello di dare valore a processi positivi e non rimarcare i comportamenti negativi».