Il nuovo povero? È italiano e con figli

È l’identikit tracciato dalla Caritas, che attraverso i suoi volontari aiuta le persone in difficoltà. «Quasi tutti hanno perso il lavoro e sono troppo giovani per andare in pensione. E hanno famiglia»

Italiano, cinquantenne con figli a carico e alla ricerca di un qualsiasi lavoro con cui riuscire a pagare il mutuo o l’affitto.di oggi tracciato dalla Caritas di Besozzo e Brebbia, ma in cui si possono riconoscere facilmente i tanti volontari di questo organismo che, per conto della Chiesa, aiuta persone e famiglie in difficoltà.

Ormai manca meno di un mese all’apertura dell’Anno della Misericordia voluto da Papa Francesco; i volontari della hanno voluto fare il punto della situazione. «Stiamo ancora sentendo l’onda della crisi economica – spiega , responsabile della Caritas di Besozzo – la maggior parte delle persone che aiutiamo sono italiane che hanno perso il lavoro e di conseguenza rischiano di perdere la casa, perché non più in grado di». I volontari toccano con mano tutti i giorni le difficoltà

delle famiglie in un territorio dove purtroppo il lavoro manca come del resto in tutto l’alto varesotto, dove molte aziende hanno chiuso i battenti a causa della crisi. «Il problema principale è la che colpisce in particolare la fascia d’età dei cinquantenni che è quella che assistiamo di più – prosegue Serafini – sono persone senza una specializzazione particolare che non riescono a ritrovare lavoro, ma sono troppo giovani per andare in pensione e che hanno figli a carico». Unache non sembra arrestarsi, nonostante quello che dicano certe statistiche nazionali, dove si parla di inversione di tendenza e che rischia di dei figli di queste famiglie. «Molti ragazzi studiano fino alla terza media – sottolinea il responsabile – perché la famiglia non ha la possibilità di farli studiare ulteriormente, anche perché solo i costi di trasporto sono inavvicinabili». del gruppo Caritas di Besozzo e Brebbia, che fanno parte della stessa comunità pastorale, ci sono ovviamente anche famiglie straniere, che fanno sacrifici per tirare avanti a cercare di arrivare a fine mese.

Ma cosa chiedono le nuove famiglie povere al centro di ascolto della Caritas? «C’è sicuramente un’emergenza affitto – spiega Serafini – soprattutto di chi ha una , dove se non paghi l’affitto dopo due anni ti sfrattano e poi ci sono tante famiglie che ci chiedono aiuto per pagare le bollette; sono interventi tampone che danno qualche sollievo alle persone, soprattutto per chi ha figli piccoli». ; in questi casi la Caritas distribuisce mensilmente dei generi alimentari, grazie a raccolte ordinarie e straordinarie che vengono organizzate nelle varie chiese della comunità pastorale. Il metodo di aiuto seguito è quello di realizzare con le persone assistite dei progetti condivisi,
. I volontari non forniscono soltanto un supporto materiale ma si mettono all’ascolto di chi è in difficoltà. «In questi anni abbiamo fatto tante cose anche grazie a vari progetti messi in campo dalla – afferma il responsabile – abbiamo organizzato anche corsi formativi, di specializzazione e di riqualificazione professionale per chi è rimasto senza occupazione; il problema è che non c’è lavoro qui da noi e molti tentano di
». Il nostro territorio rischia anche un impoverimento di risorse umane da non sottovalutare in ottica futura. L’altra faccia della medaglia è rappresentata da chi dona a chi ha bisogno, chi il suo tempo e chi beni materiali. «Se solo fino a pochi anni fa erano i nostri pensionati a dare ai poveri facendo sacrifici – conclude Serafini – oggi sono anche tante persone di mezza età a dare un contributo e questo è un segnale di fiducia per il futuro che fa ben sperare».