Uno spiraglio cinese per il futuro industriale dell’ex Husqvarna, oggi Moto Italia, di Cassinetta a Biandronno.
Ieri mattina, nella sede di Univa si è svolto un incontro tra la proprietà austriaca e i sindacati, proprio per discutere della reindustrializzazione del sito di Cassinetta, dove a oggi lavorano circa 35 persone tra magazzino e ufficio vendite e ricambi, destinati però a diminuire ulteriormente di una decina di unità entro fine mese.
L’azienda ha annunciato l’intenzione di affittare una parte degli uffici e una piccola porzione di stabilimento ad una società cinese, la Shinray, la quale con la collaborazione di un progettista italiano vorrebbe sviluppare due nuovi motori. Al momento, l’impatto occupazione sarebbe limitato a 6-7 persone al massimo, soprattutto progettisti. Tra i sindacati c’è molta prudenza e la volontà di vederci chiaro soprattutto sulle prospettive a livello produttivo dell’operazione.
«Coinvolgere il ministero»
«Per prima cosa chiederemo un incontro con l’azienda cinese – afferma Nino Cartosio (Fiom Cgil) – di cui vogliamo capire le reali intenzioni e le prospettive future di produzione a Cassinetta di questi nuovi motori che intendono sviluppare. In secondo luogo, vogliamo coinvolgere nella vicenda il ministero dello Sviluppo economico».
I rappresentanti dei lavoratori non si vogliono sbilanciare. «Abbiamo sempre detto che bisognava tentare tutte le strade e per questo vogliamo approfondire questa possibilità», aggiunge Cartosio. La speranza è che dalla progettazione di nuovi motori possa nascere una produzione nello stabilimento di Cassinetta.
Ad oggi, sono 101 i dipendenti che sono andati in mobilità volontaria incentivata, mentre 83 sono ancora in cassa integrazione a zero ore. Alcuni di loro ieri mattina erano presenti ai cancelli della sede di Univa per seguire da vicino l’incontro tra l’azienda e i sindacati.
Meteora o polo produttivo?
«Per noi, la proprietà austriaca continua ad avere un ruolo di grande responsabilità in questa vicenda – commenta Flavio Cervellino (Fim Cisl) – Soprattutto perché, essendoci ancora 83 lavoratori in forza all’azienda, bisogna che restino in organico nel caso la società cinese, di cui sappiamo poco o nulla, voglia produrre motori a Cassinetta: è chiaro che la forza lavoro che serve va presa da lì».
Importante è quindi il fattore tempo e capire le reali intenzioni dei cinesi, prima che il periodo di cassa integrazione finisca. A quanto sembra, poi, la Shinray non avrebbe al momento sedi in Europa e produrrebbe anche motori per mezzi quattro ruote. Tutti elementi che i sindacati vogliono chiarire al più presto, faccia a faccia con i diretti interessati. «Ad oggi non possiamo dirci soddisfatti – conclude Cervellino – perché i numeri sono davvero risicati».
Intanto il 18 marzo in fabbrica si terrà un’assemblea dei lavoratori per fare il punto della situazione.
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