«Le misure non contano» Supercomune, no di Rossi

L’ex sindaco 50 anni fa propose un comprensorio di secondo livello: «Idea ancora valida, ma se non c’è chiarezza sui servizi decentrati...»

– «Supercomune? Le dimensioni non contano, meglio il “vecchio” comprensorio». Alla provocazione dell’ex manager bustocco , che rispolvera la città unica di Olonia tra Gallarate, Busto Arsizio e Legnano, risponde il sindaco emerito di Busto , che continua a pensarla come cinquant’anni fa, quando promuoveva la nascita di un comprensorio dell’Altomilanese per dare omogeneità al territorio attorno alla sua città.
Allora si chiamò Associazione Comprensorio Comuni Alto Milanese, questo primo esperimento di organismo intercomunale di secondo livello a cavallo delle due province: l’acronimo Accam da allora sarà associato all’esperienza dell’inceneritore di Borsano.

Ed è proprio partendo dalla constatazione che «ancora non si sa come andrà a finire la vicenda Accam» che il sindaco emerito, e attuale capogruppo degli Indipendenti di Centro, ha poca fiducia sulla fattibilità di un supercomune.
«D’altra parte non ne vedrei l’utilità – sottolinea Rossi – siamo già il sesto Comune della Lombardia per numero di abitanti, diventare il secondo invece che il sesto cosa cambierebbe, di fronte alla città metropolitana di Milano che giganteggia? Le dimensioni non contano».

/>Anche in passato l’idea di una città unica non ha mai fatto davvero breccia: «Quando il sindaco parlava di Olonia, un minimo di aggregazione amministrativa ce l’aveva in mente, anche se non l’aveva mai manifestato in maniera scritta», ricorda Gian Pietro Rossi, che del promotore dell’Olonia fu il successore a Palazzo Gilardoni.«In quegli anni, peraltro, il ruolo baricentrico di Busto Arsizio sul territorio ricompreso tra il basso Varesotto e l’Altomilanese si concretizzò con almeno due esempi passati alla storia: nel 1948 con la fondazione, da parte di un gruppo di industriali bustocchi, dell’Aeroporto Città di Busto Arsizio, che un po’ di lustri a venire divenne l’attuale Malpensa; e nel 1951 con la realizzazione della Mostra internazionale del tessile, il centro espositivo di Castellanza ormai abbandonato.

Infrastrutture emblematiche sorte al di fuori dei confini della città, a testimoniare un ruolo guida che non si fermava alle barriere amministrative.
«Il comprensorio – rilancia la sua idea Rossi – avrebbe determinato un unico organismo lasciando intatte le peculiarità dei singoli Comuni. Ho sperato che con l’abolizione delle province potessero tornare in auge i “vecchi” comprensori. Ma allo stato attuale c’è troppo indeterminatezza sulla materia: soprattutto da parte della Regione, a cui lo Stato centrale aveva demandato la competenza sulle aggregazioni territoriali intermedie, non sembrano esserci idee chiare su cosa fare per ristrutturare i territori e i servizi. Oltretutto la mia filosofia, che è più favorevole al decentramento dei poteri, non è quella che oggi va di moda».
Il rischio è che, dopo un ritorno di fiamma dell’aggregazione dell’Altomilanese ai tempi della scelta tra provincia e città metropolitana, i sogni tornino nel cassetto, mentre l’area tra Gallarate, Busto e Legnano rimane priva di identità e di prospettive di rilancio. «Manca anche solo un progetto condiviso di mobilità sostenibile» per il presidente di Legambiente Busto Arsizio , che da tempo sostiene l’idea di «un tram che colleghi le tre città, per fare uno scatto in avanti verso una dimensione urbana europea».