A Parigi nella notte degli attentati c’era anche il fotografo varesino Marco Guariglia.
Era nella capitale francese per “Paris Photo”, la fiera di fotografia più grande del mondo.
Venerdì aveva trascorso quasi tutta la giornata al Grand Palais per visitare la fiera, verso le 18 era rientrato in hotel che si trova circa a metà tra l’attentato al ristorante e quello al Bataclan.
Era tutto tranquillo a quell’ora, dopo una doccia e aveva raggiunto per la cena degli amici che vivono in periferia.
Per tutta la serata avevano tenuto la tv spenta.
«Verso le 23 ci hanno chiamato un taxi. Il taxista quando gli abbiamo comunicato l’indirizzo ci ha detto che avremmo avuto problemi a raggiungere la zona per un attentato. Non sapeva molto di preciso. La radio stava iniziando a parlarne e abbiamo scoperto anche degli attacchi in zona stadio. Siamo riusciti ad arrivare a destinazione, vedendo polizia e ambulanze. Proprio a dieci metri dall’hotel c’è una brasserie dove eravamo stati due, tre volte. Era tutto chiuso e all’interno abbiamo visto una ragazza in lacrime e altri giovani che si abbracciavano. Ho immaginato che fosse successo qualcosa a qualche loro amico o parente».
Entrati in albergo il portiere disse che non sarebbero più potuti uscire.
«In camera abbiamo acceso la tv e ascoltato soprattutto l’evoluzione al Bataclan dove erano rinchiusi un centinaio di ostaggi. La notte è stata tranquilla. Stamattina siamo usciti e ci hanno sconsigliato di andare in zona La Republique. Siamo tornati nel Marais».
La città sembrava anestetizzata per essere sabato mattina, si sentivano sirene e un paio di elicotteri in volo.
«Ho visto diversi ragazzi abbracciarsi come per farsi coraggio. Tornati in hotel abbiamo saputo che uno o due ragazzi dello staff della brasserie hanno perso la vita nell’attentato al concerto. Io e Miriam ci siamo emozionati pensando che forse la bella ragazza che ci ha servito cena l’altro ieri sera oggi non è più con noi».