Morto Pozzi, genio del design Con la ceramica creava magie

Gallarate – Genio e sregolatezza, ma soprattutto passione. La testa di Ambrogio Pozzi non si fermava mai. Un vulcano di idee e progetti che raccontava senza prendere fiato.

Pozzi ha fatto la storia del design: un maestro nel campo della ceramica, arte unica la sua riconosciuta in tutto il mondo. L’elenco di premi è infinito nel corso di una interminabile carriere sempre al top. Rosenthal lo selezionò, unico italiano, in una ristrettissima cerchia di testimonial e lo “schierò” di fianco a Andy Warhol. Alcune sue creazioni sono state esposte al MoMa, ha esposto più volte alla Triennale di Milano e l’elenco potrebbe andare avanti all’infinito.

“Non me la sono mai tirata, ma adesso, riguardando tutto quello che ho fatto, l’orgoglio mi viene fuori”. Così Pozzi nell’ultima intervista rilasciata alla Provincia e firmata da Mario Chiodetti. Era il 10 giugno dell’anno scorso e il designer, alla soglia degli 80 anni e già indebolito dalla malattia, era il solito fiume in piena, armato di pennarello per spigare forme e progetti.
In quel periodo l’Ambrogio, come lo chiamavano gli amici, era appena stato insignito dell’ennesimo

riconoscimento: l’”Oscar Ballardini 2011” per il design, conferitogli dall’istituto statale d’arte per la ceramica di Faenza.
Come sempre, ringraziò a modo suo il giornale per lo spazio dedicatogli con l’
omaggio di una delle su mille creazioni. Fu impossibile rifiutare il regalo, soprattutto perché ci disse di considerarlo come una sorta di premio per averli riconosciuto lo status di artista a 360 gradi. “Tutti mi conoscono per la ceramica, ma io ho fatto di tutto”. Niente di più vero: Pozzi ha anche realizzato oggetti in legno, argento, acciaio, vetro e plastica. Importante anche la sua produzione di opere di grafica, pittura scultura, fotografia e cromotarsie.
Un piccolo cruccio quello di essere sempre e solo affiancato ai miracoli di ceramica, ma mai grande come quello di non avere avuto il giusto riconoscimento dalla sua città.

Sempre nell’intervista del giugno 2011 raccontava che entro la fine di quell’anno il Maga gli avrebbe dedicato una grande personale. Nella sua testa era già tutto pronto, ma il suo sogno non si è mai realizzato. Ci teneva e non si arrendeva all’idea che la sua Gallarate, sede di uno spazio espositivo di arte moderna, non avesse pensato a lui. Ancora negli ultimi giorni uno dei suoi pensieri era proprio quello: quell’omaggio doveroso nel museo che porta il nome di Silvio Zanella, il suo scopritore.
Una grande mostra, con tutte le sue opere, sarebbe stato il suo modo per congedarsi da questo mondo che Ambrogio Pozzi ha contribuito a rendere più colorato e geniale.
Federico Delpiano

p.rossetti

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